A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Un articolo pubblicato su Il Tascabile ripercorre la carriera degli Atari Teenage Riot, un eccentrico gruppo hardcore-punk berlinese distintosi negli anni ’90 soprattutto grazie a una musica originale e a dei testi dai contenuti fortemente politici.
A differenza di quello che accadeva in Italia coi 99 posse (che spesso nelle interviste sui giornali ricalcavano in maniera palese l’atteggiamento degli ATR, ergendosi a capipopolo musicali che incitano alla rivolta, quasi seguendo a fotocopia i loro colleghi tedeschi ma senza averne a nostro avviso la caratura), gli ATR erano credibili anche nelle loro espressioni più imbarazzanti: nel picco della loro popolarità, proprio nel 1999, potevano far finta di non assumere droghe senza apparire ipocriti, potevano permettersi di andare su MTV a dire “fanculo il capitalismo” senza rendersi troppo ridicoli. Avevano, insomma, stile.
Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, e gli ATR finiscono con una major già nel 1993, dopo le prime demo autoprodotte del 1992, anno della fondazione. La Phonogram gli pubblica due singoli: per quello che era l’orientamento politico della band questo evento equivale a un mezzo suicidio. Mezzo, perché i nostri accettano il contratto nella prospettiva segreta di fare soldi per aprire una loro label indipendente, quella che poi diverrà la Digital Hardcore, prendendo un cospicuo anticipo per un album intero di inediti che non consegneranno mai al committente.
Immagine da Flickr – mediodesconocido.
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