Il 13 ottobre di 94 anni fa nasceva Margaret Hilda Roberts, futura moglie di Denis Thatcher e considerata da molti uno dei più grandi statisti del ‘900 e odiata da tanti altri. Ne parla un articolo del sito Gli Immoderati.
I dati economici dell’era thatcher sono strabilianti e ci forniscono un quadro molto positivo della sua azione al governo: il debito pubblico passò dal 54% al 34,9, il tasso di inflazione dal 18 al 5,8.
Sotto i suoi governi calò drasticamente il totale della spesa pubblica su Pil (dal 43,1% al 39,7%, cioè 8 punti percentuali in meno della media europea) e aumentò la produttività del lavoro, il Pil crebbe mediamente del 2,7% contro l’1% del precedente decennio, superando abbondantemente nello stesso periodo quello americano (1%), tedesco (1,9%), francese (2,2%). La pressione fiscale al termine del suo premierato era pari soltanto al 36,75% del Pil rispetto a una media europea del 40,76%.
Anche il tasso di disoccupazione, quando fu spodestata, era il più basso tra le maggiori economie della comunità europea (6,2%). Il tasso di inflazione, come detto, fu più che dimezzato (facendo meglio sia di quanto fatto dai predecessori che dagli altri paesi ad economia avanzata). Fa notare un grande storico come Ennio Di Nolfo che durante la sua epoca, “le spese sociali in Gran Bretagna non sono nel complesso diminuite, ma sono solo amministrate in maniera diversa”. Questo per puntualizzare che la vulgata della sinistra per cui Thatcher smantellò il welfare state del Regno Unito è del tutto infondata.
I limiti della sua politica economica sono ravvisabili nel fatto che «le privatizzazioni precedettero le liberalizzazioni», che poca fu l’attenzione riservata alla ricerca e allo sviluppo, e nell’aumento imponente delle disuguaglianze sociali.
Mai prima di allora si era assistito nella storia inglese a un ripudio così esplicito del keynesianesimo (o meglio della tralignazione di tale dottrina).
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