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Aiuto, internet è down. O forse no

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Ad ogni modo, stiamo parlando di 49 minuti di disservizio. Tanto è durata l’8 giugno l’interruzione dei servizi cloud erogati dall’azienda americana Fastly, interruzione che ha reso inaccessibili una serie di siti in giro per il mondo, tra cui molti media, ma anche Amazon, Twitch, Spotify e altri. Il problema, come poi spiegato dalla stessa Fastly, è stato dovuto a un bug, un errore nel codice che è emerso con un cambio di configurazione.

Ma com’è possibile che succeda una cosa del genere? Fastly è una azienda californiana che dal 2011 fornisce servizi di cloud computing e in particolare reti per la distribuzione dei contenuti (CDN, content delivery network). In pratica aziende come Fastly, Akamai, Cloudflare forniscono ai loro clienti (che gestiscono siti web) dei server (il cloud) che ospitano i loro contenuti in luoghi più vicini agli utenti che li debbano visualizzare.
Come ha spiegato su Twitter in occasione del disservizio di Fastly l’accademica Corinne Cath-Speth, “se un sito è controllato e “hostato” da qualcuno nel Belgio rurale, ma offre contenuti principalmente rivolti a newyorchesi, cioè se i suoi contenuti sono richiesti da newyorchesi, una CDN reindirizzerà le loro richieste per quei contenuti: invece di dover viaggiare fino in Belgio, i server dati vicini a New York si occuperanno di fornire i contenuti. E, come avete capito oggi, quasi tutti i siti internet usano CDN e servizi cloud, che normalmente aiutano i loro contenuti a comparire sui vostri schermi nel giro di secondi”.

In pratica le CDN fanno da tramite tra l’utente finale e chi in effetti ospita il contenuto. Quindi quando quei servizi come Fastly vengono meno o vacillano, ciò ha importanti ripercussioni per l’esperienza internet di tutti. “Tenete presente – scrive ancora Cath-Speth – che questo mercato è abbastanza piccolo e ogni azienda serve un grande numero di clienti. Quindi un problema tecnico in una sola azienda può avere enormi ramificazioni. E questo solleva importanti questioni sui pericoli di un consolidamento di potere nel mercato cloud oltre che l’indiscussa influenza di questi attori, spesso invisibili, sull’accesso alle informazioni”.

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