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Alla scoperta del cacao e del cioccolato

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Francesca Boccaletto sulle pagine del BoLive questa volta racconta la storia del cacao, presentando un libro di Massimo De Giuseppe, intitolato Cacao, la pianta che attraversa il tempo. Lo fa con una interessante intervista all’autore. Al libro hanno lavorato anche Clementina Battcock, Elisabeth Casanova Garcia e Giuseppe Carrieri.

Il libro era stato presentato all’Orto Botanico di Padova lo scorso dicembre:

Il cacao nasconde un paradosso della contemporaneità: un alimento che nasce da un albero fragile in contesti tropicali americani oggi vulnerabili al cambiamento climatico è balzato nei secoli al centro di un gigantesco processo di globalizzazione commerciale e degli immaginari. Il libro ripercorre un itinerario simbolico tra ecosistemi, religioni, guerre, commerci, invenzioni e appropriazioni culturali, dalla Mesoamerica maya al consumo di massa. Un originale viaggio nel tempo e nello spazio, tra ricerca e inclusione, in cui storia, archeologia, agronomia e genetica consentono di ridare voce alle comunità indigene dove tutto ebbe inizio.

Francesca Boccaletto va alle origini del cacao, Theobroma cacao, un albero sempreverde (angiosperma dicotiledone) appartenente alla famiglia delle Malvaceae, originario dell’America:

L’origine è lontana, risale probabilmente al 5500 a.C. ed è rintracciabile nell’area amazzonica dell’attuale Ecuador, indizi archeologici relativi al cacao in Mesoamerica (civiltà olmeca in Messico) sono datati 1500 a.C. e, tra 1000 a.C. e 900 d.C. il cacao si consolida nella civiltà Maya.

Il BoLive domanda all’autore del libro come mai sembra che si sia persa la memoria della pianta che sta all’origine del cioccolato:

Un prodotto di alcune aree tropicali delle Americhe, della Mesoamerica in particolare, ovvero l’area che va dal Messico al Centro America profondo e della regione amazzonica che corrisponde all’attuale Ecuador, diventa gradualmente un bene di lusso, poi borghese, infine di consumo di massa in Europa, rimuovendo infine l’elemento originario, un albero fragile che produce dei frutti. Questo è il risultato di un processo che vede da una parte il colonialismo europeo della grande monarchia spagnola (la prima spedizione commerciale di fave di cacao criollo dal porto di Veracruz in Nuova Spagna, oggi Messico, a Siviglia risale al 1585, nel 1600 inizia l’esportazione di cacao trinitario e forastero dal Sudamerica, ndr) e dall’altra le sue frammentazioni con l’azione di britannici, olandesi e francesi che, a un certo punto, riescono a rubarne un po’ e a portarlo nei rispettivi territori. Il periodo dell’industrializzazione, quando nascono le barrette di cioccolato, corrisponde alla stagione dello spostamento delle piantagioni, che approdano in Africa e in alcune aree dell’Asia: da un consumo ispano-americano e di poche corti europee si passa a un consumo borghese che necessita di più materia prima. Infine, si arriva alla massificazione definitiva del Novecento. In sintesi, si propone il prodotto finito e l’origine botanica scompare dagli immaginari.

L’intervista mette in luce anche le conseguenze che la globalizzazione commerciale ha avuto sui territori d’origine e il fenomeno italiano ed europeo, con la nascita delle prime fabbriche di cioccolato artigianali nel Settecento.

Con l’avvento della barretta di cioccolato, tra gli anni Quaranta e Cinquanta dell’Ottocento, nasceranno anche in Italia tra fine Ottocento e i primi vent’anni del Novecento le imprese che daranno vita ai primi grandi nuclei del cioccolato italiano”.

Nel Novecento la produzione di cioccolato aumenta sempre di più fino a far registrare alla fine del secolo la nascita delle produzioni di cioccolato gourmet che affiancano quelle della grande industria.

Tutto cambia nel secondo dopoguerra, quando gli statunitensi arrivano in Italia e regalano ai bambini le barrette che fanno parte delle loro dotazioni alimentari. Una operazione di soft power che serve alla propaganda statunitense per creare una buona immagine di sé tra gli italiani. A quel punto il cioccolato entra nell’immaginario di massa, legandosi a precisi canoni e alla pubblicità.

Completiamo questo viaggio tra cacao e cioccolato con alcuni suggerimenti di lettura per approfondire l’argomento. Maggie Villiger per The Conversation aveva riunito sei articoli sul cioccolato. vediamo di cosa trattavano:

La chimica del cioccolato, un articolo che lo scorso anno era stato presentato su Hookii con una bella introduzione a cura di Madame Moitessier:

Chocolate chemistry – a food scientist explains how the beloved treat gets its flavor, texture and tricky reputation as an ingredient.

La microbiologia del cioccolato:

Chocolate’s secret ingredient is the fermenting microbes that make it taste so good

L’importanza degli insetti impollinatori:

Tiny cacao flowers and fickle midges are part of a pollination puzzle that limits chocolate production

Il lato oscuro del cioccolato:

Some chocolate has a dark side to it – child labor

La tossicità del cioccolato per gli animali da compagnia:

Holiday foods can be toxic to pets – a veterinarian explains which, and what to do if Rover or Kitty eats them

Uno schiavo fu uno dei primi maître chocolatier delle colonie americane:

Oppression in the kitchen, delight in the dining room: The story of Caesar, an enslaved chef and chocolatier in Colonial Virginia


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