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Allevamenti e inquinamento

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Ruminantia pubblica una lettera di Alessia Tondo che affronta il tema degli allevamenti intensivi e del loro impatto ambientale, rivolgendo un appello ai giornalisti per un’analisi più accurata e meno ideologica dei dati.
Alessia Tondo, esperta in statistica e consulente nel settore zootecnico, critica la narrazione dominante che attribuisce agli allevamenti intensivi una responsabilità sproporzionata per le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico.

È veramente triste che una questione così importante come la riduzione delle emissioni in atmosfera, e degli inquinanti in generale, venga ridotta ad una contrapposizione ideologica tra settori produttivi che si accusano alla ricerca del più impattante. E’ ancora più triste vedere come questo tema, che coinvolge gli allevamenti intensivi nella stessa misura di tutti gli altri settori produttivi, sia portato avanti attraverso metodi che somigliano più alla propaganda che all’informazione: video emozionali come quello di Federica Pellegrini, creazione di una relazione di causa-effetto tra presenza di allevamenti intensivi e inquinamento atmosferico in pianura padana presentata come se l’eliminazione degli allevamenti intensivi risolvesse totalmente il problema dell’inquinamento, presentazione di dati messi assieme come patate e cipolle con l’unico scopo di allarmare chi legge come nei recentissimi articoli che presentano i dati della Banca Dati Nazionale Zootecnica.

La lettera sottolinea come i media spesso utilizzino dati in modo sensazionalistico, senza un’adeguata contestualizzazione, con un approccio metodologico errato:

Confrontare un bovino adulto e un pollo è un errore metodologico, non potete far passare la notizia che uno vale uno. Esiste una metodologia che si chiama Unità di Bestiame Adulto (UBA) che viene utilizzata quando si calcolano i carichi di bestiame e consente di confrontare le patate con le cipolle, altrimenti si disinformano i cittadini con l’intenzione di creare allarme. Se ritenete poi che il metodo sia sbagliato allora apriamo un confronto serio, ma non scrivete cose metodologicamente sbagliate.  Alessia Tondo menziona video emozionali e articoli che collegano direttamente la presenza di allevamenti intensivi all’inquinamento della Pianura Padana, suggerendo che la loro eliminazione risolverebbe il problema. Tuttavia, secondo Alessia Tondo, questa visione è semplicistica e non tiene conto delle complesse dinamiche ambientali.

Vengono evidenziati nella lettera anche gli sforzi del settore zootecnico per ridurre le emissioni e migliorare la sostenibilità, invitando i giornalisti a considerare questi sforzi e a promuovere un dibattito più equilibrato e informato.

Il metano in atmosfera e l’impatto ambientale. Esistono centinaia di studi scientifici, decine di soluzioni già messe in pratica e decine di soluzioni ancora in fase di studio che hanno diminuito il livello delle emissioni in atmosfera imputabili al settore zootecnico, sia enterico che da deiezioni. Esiste una normativa stringente di cui si è dotata l’amministrazione Regionale, Nazionale ed Europea a cui gli agricoltori e gli allevatori si sono conformati. I miglioramenti sono costantemente misurati, certificati e pubblicati dall’inventario annuale dell’ISPRA, pubblicazione che deriva da una metodica standardizzata internazionale, che mette assieme molte banche dati e che pubblica i risultati dopo un imponente lavoro di validazione. Esistono altri sistemi di monitoraggio delle emissioni di metano basate su rilevazioni satellitari che riescono a individuare e misurare le fonti puntuali di emissione. Queste misurazioni dimostrano che il problema principale non sono gli allevamenti ma le mega discariche e le perdite non controllate di metano dei processi di estrazione. Esistono siti super emettitori con perdite che arrivano a 333 tonnellate l’ora che, se confrontati con le emissioni di metano di origine enterica dell’Italia certificate dall’Ispra (anno 2021), ci dicono che bastano circa 70 giorni di emissioni da uno solo di questi siti per raggiungere i 523.96 Gg annui dell’intero settore zootecnico e con circa 30 giorni si copre l’intera quantità emessa dai bovini da latte italiani (224.66 Gg). Problema noto all’industria estrattiva, discusso nel corso della COP28 e che ha portato i colossi dell’estrazione a impegnarsi nella ricerca di una soluzione (che tecnicamente è già esistente e alla loro portata). Ci sono studi scientifici basati sull’analisi dell’origine chimica del metano presente in atmosfera che dimostrano che l’impennata dei livelli di metano a partire dagli anni 2000 è di origine fossile e coincide con l’introduzione della tecnica estrattiva cosiddetta “shale gas”.

La sua lettera, indirizzata originariamente alla redazione de Il Fatto Quotidiano, esprime il desiderio di un confronto serio e basato sui dati, piuttosto che su pregiudizi e stereotipi e chiede una maggiore responsabilità da parte dei media nel trattare temi complessi come l’inquinamento e gli allevamenti intensivi, promuovendo un’informazione più accurata e meno polarizzata.

Sul tema, l’ISPRA nel 2024 riferisce  in un comunicato stampa riguardo all’ultima edizione della pubblicazione ISPRA intitolata “Le emissioni di gas serra in Italia. Obiettivi di riduzione al 2030″.

Secondo l’ISPRA le emissioni di gas serra in Italia sono diminuite del 21% dal 1990 grazie all’uso di energie rinnovabili e combustibili a minor contenuto di carbonio. Tuttavia, nel 2022 sono aumentate dello 0,4% rispetto al 2021. Le emissioni dei trasporti stradali sono aumentate del 5% rispetto all’anno precedente, rappresentando oltre il 90% delle emissioni del settore trasporti. L’Italia ha superato i limiti di emissioni consentiti nel 2021 e 2022, principalmente a causa delle emissioni dei trasporti e del settore residenziale. Infine l’ISPRA dichiara che i settori che contribuiscono maggiormente alle emissioni sono i trasporti (26%), la produzione di energia (23%), il residenziale (18%) e l’industria manifatturiera (13%).

Qui il link all’analisi annuale sull’andamento di tutti i settori emissivi con le serie storiche dal 1990 al 2022 e i dati preliminari sul 2023. Tra i settori analizzati anche traporti stradali, residenziale, energia e industria. Autore: Ispra Data pubblicazione: maggio 2024


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