Su suggerimento di @Ander Elessedil
Vi sono campi scientifici che trovano un po’ stretta l’attuale collocazione e vorrebbero dipartimenti tutti per loro? Sarabbe forse opportuno un divorzio accademico?
La domanda la formula, semi-seriamente, Phil Octetes, lo pseudonimo di un professore di antropologia in un’università canadese: in Nord America storicamente l’antropologia si divide in 4 rami, antropologia (culturale), archeologia, antropologia biologica (o fisica) e antropologia linguistica. Due dei settori, archeologia e antropologia, sono da sempre i pesi massimi della contesa mentre le altre due discipline sono più di nicchia.
L’anonimo professore canadese prende spunto da un articolo che elenca i più comuni motivi di divorzio per elencare i motivi per cui lui ritenga salutare operare un divorzio accademico fra archeologia e antropologia, permettendo a entrambe le discipline di crescere senza preoccuparsi di un partner “infedele”.
Schematicamente tali motivi sono:
– per la sua esperienza, nessun dipartimento di antropologia in Nord America è felice. Sono tutti divisi in piccoli gruppi che socializzano solo all’interno del loro ambito;
– continui litigi fra le varie anime dei dipartimenti creano problemi gestionali e rendono meno efficienti i dipartimenti stessi;
– i campi e soprattutto i metodi di studio stanno divergendo sempre più, soprattutto fra antropologia e archeologia. L’antropologia si associa sempre più spesso con la sociologia e ha abbandonato quasi del tutto l’etnografia (vista come un retaggio colonialista), mentre l’archeologia ha completamente abbracciato il metodo scientifico di materie accessorie al suo campo, come geologia e biologia;
– anche le tecniche usate divergono sempre di più e il linguaggio delle due materie è sempre più diverso, l’uno spinto verso le questioni sociologiche, l’altro verso l’analisi di dati scientifici;
– ci sono problemi di soldi. I fondi necessari per l’archeologia sono enormemente molto superiori a quelli per l’antropologia (le campagne di scavo sono costose). Ma i fondi sono gestiti da comitati a volte dominati da antropologi, e archeologi senza fondi sono archeologi senza futuro scientifico.
Riassumendo ancora di più, le due discipline non usano più lo stesso linguaggio, gli stessi strumenti, non collaborano più con le stesse discipline. Per l’autore è meglio un divorzio, a favore di entrambe.
E i figli (cioè antropologia biologica e linguistica)?
La proposta è di dividerli, la linguistica con l’antropologia e l’antropologia biologica con l’archeologia.
L’antropologo Andrew White raccoglie lo spunto e ritiene sbagliato parlare di “divorzio”.
I quattro componenti storici dell’antropologia in Nord America non sono stati riuniti arbitrariamente ma sono tutti figli dello studio dell’essere umano. Per cui, come non si può pensare che il cervello divorzi dal corpo, altrettanto antropologia e archeologia non possono dividersi con un taglio netto. Trattano sempre dello stesso argomento di fondo e lo faranno sempre, anche se seguono metodi diversi o usano linguaggi diversi.
Propone quindi di usare metafore come “disarticolare” o “eviscerare”. Così come si possono studiare indipendentemente sistema nervoso e sistema circolatorio, così si può fare in antropologia con le 4 discipline. Ma non bisogna dimenticare che tutto fa parte di un organismo più grande e che i collegamenti e le relazioni sono importanti e arricchiscono tutte le discipline. I rischi di una divisione netta superano i benefici di un matrimonio burrascoso.
Immagine by Carl Dammann(1819/1874) [Public domain], via Wikimedia Commons
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