Su suggerimento di @pandora e @uqbal.
Lavorare nell’industria culturale significa consegnarsi ad una precarietà estrema e senza sbocco, dice Raimo, senza che nessuno si organizzi per cambiare le cose, in primo luogo sindacalizzandosi.
L’industria culturale in Italia produce precari e questo si sa ormai da molto, ha ragione? E fino a che punto? La descrizione fatta da Christian Raimo della situazione attuale racconta una parte delle nostre vite?
Immagine in pubblico dominio da pixabay
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