Non sappiamo più quali cautele usare per Brexit, ci sembra di averle esaurite tutte. “Ci siamo”, “stavolta è quella buona”, “manca davvero poco”. Scegliete quella che vi dà meno fastidio, il senso è quello.
Riassunto delle puntate precedenti. Il Regno Unito e l’Unione Europea stanno trattando da circa un anno l’accordo commerciale che entrerà in vigore l’1 gennaio 2021 quando si completerà Brexit. Se i negoziatori britannici ed europei non troveranno un accordo ci saranno dazi altissimi, code enormi a Calais, penuria di prodotti nei supermercati britannici, insomma pianto e stridore di denti.
Negli ultimi dieci giorni i negoziati sono entrati nella fase decisiva, letteralmente: bisogna decidere se si trova un accordo oppure no. All’inizio della scorsa settimana aleggiava parecchio pessimismo per via dei tre punti più discussi, i soliti da mesi: le regole che dovrebbero impedire alle aziende britanniche di fare concorrenza sleale a quelle europee (il cosiddetto level playing field), i meccanismi di risoluzione delle eventuali controversie e l’accesso dei pescatori europei alle acque britanniche. Stava andando così male che l’interruzione delle trattative sembrava imminente.
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