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Centinaia di teschi del XIX secolo raccolti in nome della scienza medica raccontano la storia di chi contava e chi no

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Pamela L. Geller, professoressa associata di Antropologia presso l’università di Miami, ha pubblicato sul magazine online The Conversation un articolo dal titolo Centinaia di teschi del XIX secolo raccolti in nome della scienza medica raccontano la storia di chi contava e chi no riguardante la collezione di crani umani raccolti da Samuel George Norton tra il 1830 e la sua morte, avvenuta nel 1851.

La collezione di crani umani di Samuel George Norton è una emblematica rappresentazione di come l’inquadramento razziale delle popolazioni che vivevano nei territori degli Stati Uniti fosse, anche, supportato da “evidenze scientifiche”.

Morton used these skulls to advance an understanding of racial differences as natural, easily categorizable and able to be ranked. Big-brained “Caucasians,” he argued in the 1839 publication “Crania Americana,” were far superior to small-skulled American Indians and even smaller-skulled Black Africans. Many subsequent scholars have since thoroughly debunked his ideas.

I crani della collezione, infatti, non appartenevano a popolazioni antiche, ma erano ricavati prevalentemente da persone decedute da poco, prelevati dai cimiteri, dai campi di battaglia o dai tavoli settori. Erano quindi, spesso, persone povere, criminali comuni o indiani caduti sui campi di battaglia in scontri contro l’esercito.

Morton e la sua rete di colleghi, molti dei quali laureatisi come lui all’Università della Pennsylvania, volendo dimostrare la superiorità dei bianchi, maschi e cristiani, involontariamente, testimoniarono quanto già al tempo gli Stati Uniti fossero una miscela eterogenea di persone, anche discendenti dall’unione di più “razze”, come dimostravano alcuni esemplari di crani appartenenti ai Black Indians, persone appartenenti alla tribù Seminole che mostravano caratteristiche degli Afroamericani, ritrovati nella stessa collezione Morton.

Paradossalmente, quindi, studiare la collezione Morton permette agli studiosi attuali di contrastare il nazionalismo bianco e la xenofobia passati e il loro riemergere attuale.

L’autrice conclude con una considerazione su quanto alcune caratteristiche considerate ammirevoli al tempo di Morton, e spesso anche attualmente, siano in effetti poco utili per creare una reale unità nazionale:

The collection, I believe, also urges the repudiation of violence, casual cruelty and opportunism as admirable attributes of masculinity. Valorizing men who embody these qualities has never served America well. Particularly in the mid-1800s, when Morton amassed skulls, it led to a nation divided and hardened to suffering, an unfathomable death count and the increasing fragility of democracy.


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