Il BoLive riferisce di uno studio condotto dall’Università di Padova e pubblicato su PLOS One che ha indagato come l’apprendimento della ceramica influenzi la plasticità neurale e le dinamiche di apprendimento sociale.
Federica d’Auria racconta come la tecnologia ceramica ha avuto un impatto profondo sull’economia e sulle dinamiche sociali durante il Neolitico.
La diffusione della tecnologia ceramica ha influenzato profondamente l’economia e le dinamiche socioculturali durante il Neolitico. La possibilità di plasmare l’argilla per costruire strumenti, oggetti utili o decorativi ha cambiato non solo il modo in cui venivano preparati e consumati i cibi, ma ha creato anche nuove occasioni di apprendimento sociale, perché le conoscenze e le competenze relative alla lavorazione di questo materiale plastico potevano essere insegnate e quindi trasmesse da una persona all’altra.
Lo studio suggerisce che l’apprendimento delle tecniche ceramiche possa aver giocato un ruolo significativo nella neuroplasticità e nello sviluppo culturale delle comunità neolitiche, con possibili implicazioni evolutive. Gli studenti coinvolti nel progetto hanno seguito un corso di ceramica neolitica e sono stati monitorati con tecniche neurofisiologiche. La lavorazione dell’argilla è un’attività complessa che richiede manualità, coordinazione e precisione. Gli studenti hanno dimostrato un miglioramento progressivo delle loro abilità grazie alla pratica e all’esperienza. I risultati hanno mostrato cambiamenti nell’attività cerebrale e nelle capacità motorie nei partecipanti. La ricerca pone anche le basi per ulteriori studi sull’impatto delle tecnologie sulla neuroplasticità e sull’evoluzione umana.
In questo studio, abbiamo esplorato i meccanismi bioculturali alla base dei comportamenti artigianali antichi. I metodi archeologici sono stati integrati con le tecniche delle neuroscienze per esplorare l’impatto sulla neuroplasticità derivante dall’introduzione delle prime tecniche di ceramica.
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In uno studio pilota che prevedeva una formazione intensiva sulla ceramica neolitica, abbiamo utilizzato la co-registrazione TMS-EEG per monitorare un gruppo di partecipanti e abbiamo esaminato la forma dei manufatti che hanno realizzato prima e dopo la formazione. I nostri risultati suggeriscono cambiamenti nelle proprietà funzionali della corteccia motoria primaria (M1) responsabile del controllo e dell’esecuzione delle azioni. Abbiamo anche osservato un miglioramento della simmetria e della consistenza degli artefatti e una significativa riduzione degli errori. Questo approccio multidisciplinare fa luce sui meccanismi della variazione della cultura materiale nel campo archeologico e fornisce spunti promettenti sulla co-evoluzione della tecnologia e dell’abilità umana.
L’articolo de Il Bo Live riferisce anche delle origini molto antiche dell’uso della ceramica attraverso uno studio che indagava sui primi utilizzi di questo materiale.
La ceramica è stata un’innovazione dei cacciatori-raccoglitori che è emersa per la prima volta in Asia orientale tra 20.000 e 12.000 anni prima del presente1,2 (cal bp), verso la fine del tardo Pleistocene, un periodo di tempo in cui gli esseri umani si stavano adattando ai cambiamenti climatici e ai nuovi ambienti. Le tecnologie dei contenitori ceramici sono state una di una serie di adattamenti tardo-glaciali che sono stati fondamentali per strutturare le successive traiettorie culturali in diverse regioni del mondo, ma le ragioni della loro comparsa e diffusione sono poco comprese. I primi contenitori di ceramica devono aver fornito ai cacciatori-raccoglitori preistorici nuove strategie interessanti per la lavorazione e il consumo di alimenti, ma praticamente non si sa nulla di come venivano utilizzati i primi vasi.
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