A cura di @f2a.
Come ci si sente ad essere oggetto di un’inchiesta giornalistica? Michele Anderson su Medium racconta la sua esperienza con Claas Relotius, reporter dello Spiegel recentemente caduto in disgrazia per le manipolazioni pervasive nei suoi lavori.
Non c’è nulla come questa sensazione — sapere che dall’altra parte del mondo hanno letto del paesino che io considero la mia casa e hanno scosso la testa con disgusto, condividendo l’articolo su Facebook e Twitter, commentando con “raccapricciante!” e “queste persone non sanno ancora dell’elettricità”.
Valigiablu ripercorre altre storie usate da Relotius per blandire i suoi lettori e del sacrificio personale del collega Juan Moreno (trattato come un stalker dai colleghi) per far venire a galla la truffa.
Due sono gli articoli di Relotius tradotti in italiano: uno pubblicato sul Fatto quotidiano (“I profughi salvano Riace dal declino”) e il secondo su Internazionale (“Ritratto di Willie Parker” — sull’unico medico abortista nel Missisipi).
Al di là delle falsificazioni, la conclusione di Anderson è amara:
Sembra ai giornali vi siano solo due storie che piacciono: o siamo dei retrogadi che si ostinano a vivere nel passato, con la merda nel cervello, o siamo degli animaletti carucci ma parecchio scemi, che hanno bisogno di attenzioni e premure affinché non scannino il resto del mondo.
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