A cura di @Perodatrent.
Jonathan Haidt, noto psicologo sociale americano, espone sul Guardian le tesi contenute nel suo libro The Coddling of the American Mind.
L’autore spiega come abbia preso spunto dal movimento originatosi nelle università americane da pochi anni, i cui protagonisti hanno chiesto “protezione” contro l’esposizione a punti di vista provocatori o comunque diversi dai loro.
… they began using the language of safety and danger to describe ideas and speakers, and to demand policies based on the premise that some students are fragile (or “vulnerable”). Terms such as “safe space”, “trigger warning” and “microaggression” entered the language. These, we believe, are requests made by a generation that was deprived of the necessary quantity of social immunisations. Students now react with a kind of emotional allergic response (often referred to as being “triggered”) to things that previous generations would have either brushed off or argued against.
Secondo Haidt, questo atteggiamento nasce dall’educazione che adolescenti e giovani adulti hanno ricevuto da bambini, educazione che è stata basata sull’avversione ad ogni minimo rischio per la salute, mentre secondo lui l’esposizione in età pediatrica a rischi ragionevoli rende il bambino più maturo e pronto ad affrontare le difficoltà che incontrerà più tardi.
Sempre secondo Haidt, l’aumento delle diagnosi di malattia mentale negli adolescenti dipende da questa mancata esposizione pediatrica ai rischi che erano invece affrontati da bambini e genitori fini a pochi decenni orsono.
Immagine da flickr – Don Lavange.
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