Su suggerimento e a cura di @Fhtagn!
E’ uscito a Maggio il World Wildlife Crime Report 2016 della United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC), che analizza i dati su tutte le forme di appropriazione illegale di risorse naturali.
Le principali considerazioni che emergono sul bracconaggio sono:
– Il traffico di fauna selvatica avviene su mercati distinti che seguono regole e dinamiche differenti;
– Spesso il commercio illegale riesce ad approdare ai canali commerciali legali tramite falsificazioni di permessi, corruzione o frode, cosa che dà ai trafficanti un accesso ad una domanda nettamente maggiore;
– Dati sui sequestri dimostrano che le contromisure vengono applicate più ai porti di entrata piuttosto che sui mercati nazionali, portando in questo modo gli agenti di dogana in prima linea in molte parti del mondo;
– Alcuni casi suggeriscono che un ruolo fondamentale nel riciclaggio illegale di fauna selvatica è svolto da alcuni allevamenti di fauna selvatica, attività di allegamento in cattività e persino zoo;
– Alcune specie ad alto valore subiscono una valutazione economica speculativa che ne fa salire il valore rispetto alla domanda al dettaglio, complicando le campagne per la riduzione della domanda.
La rivista online Nigrizia descrive in un articolo il rapporto dell’UNODC:
In un recente rapporto l’Onu avverte della minaccia sempre più incombente che il bracconaggio rappresenta per il patrimonio faunistico africano. Emerge una complessa rete criminale che vede spesso coinvolti anche i ranger dei parchi.
Immagine di Esculapio via Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
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