Su suggerimento di @Clunk.
Un lungo ma interessante articolo il cui scopo è quello di analizzare la violenza: perché gli esseri umani causano violenza agli altri, è possibile leggere un pattern nei diversi atti violenti? Tutto questo nasce dal fatto che difficilmente si può motivare l’uso della forza come semplice opera di sadisti o psicopatici: non si possono derubricare così tutti gli assassini, i genitori che picchiano i loro figli, gli stupratori, gli usurpatori, ecc.
In spite of widespread beliefs about its existence, sadism is so rare that it is not even an official psychiatric diagnosis. Its closest relative is psychopathy, but psychopathy is not characterised by malevolent joy at the suffering of others. Admittedly, psychopaths lack moral emotions and empathy toward victims. And they can be quite violent: in large-scale studies of criminal offenders, it has been found that around 10 per cent of violent crimes are committed by those who score above the cut-off for psychopathy, whereas such people make up less than 1 per cent of the general population worldwide. Clearly, psychopaths account for more than their fair share of harm.
Si analizzazo quindi le due teorie principali che vogliono rispondere alla domanda, «come hanno potuto farlo?», ma anche capire perché alcuni comportamenti socialmente accettati qualche decennio fa vengono condannati oggi. La «disinhibition theory» e la «rational theory» non riescono però a rispondere adeguatamente. C’è un dato fondamentale che porta alla visione di un pattern d’insieme. Questo elemento è fulcro della filosofia morale, e la presa di coscienza di questo pattern rivela problematiche ancora più profonde.
Immagine CC BY-SA 2.0 di Lemsipmatt da flickr
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