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Come il tè ha salvato gli inglesi

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Veronique Greenwood rivela sulle pagine della BBC un aspetto sorprendente nella storia del tè, spiegando che questa bevanda fu anche una sorta di salvavita, quando divenne nel XVIII secolo una risorsa preziosa per l’Impero Britannico.

In un recente articolo sulla Review of Statistics and Economics, l’economista Francisca Antman dell’Università del Colorado sostiene in modo convincente che l’esplosione del tè come bevanda per tutti alla fine del 1700 in Inghilterra abbia salvato molte vite. Ciò non sarebbe dovuto alla presenza di eventuali antiossidanti o di altre sostanze, ma alla semplice pratica di far bollire l’acqua per prepararlo.

Nel periodo compreso tra il 1761 e il 1834 il tasso di mortalità annuale in Inghilterra diminuì in modo significativo, senza che parallelamente si fosse registrato un aumento dei salari e un conseguente miglioramento dello stile di vita. Anzi durante la rivoluzione industriale le condizioni igienico-sanitarie nelle città lasciavano parecchio a desiderare.

L’idea che il tè potesse essere la spiegazione di questa riduzione del numero dei decessi, grazie alla necessità di far bollire l’acqua per una corretta infusione, era stata ventilata dagli storici in passato.

Francisca Antman ha sviluppato un modo per verificare questa teoria, analizzando i dati di più di 400 parrocchie in tutta l’Inghilterra.

C’è un semplice presupposto al centro del suo studio: più fonti d’acqua in una stessa area probabilmente significano acqua più pulita. Se una fonte era contaminata, gli abitanti di una parrocchia potevano andare in un’altra. Inoltre, se le persone fossero state più vicine alle sorgenti dei fiumi – cosa che Antman deduce dall’altitudine delle parrocchie – quell’acqua sarebbe stata probabilmente più sicura che nelle parrocchie più a valle.
Assegnando alle parrocchie un livello dedotto di qualità dell’acqua, Antman ha potuto vedere se le aree con una peggiore qualità dell’acqua aveva avuto un calo maggiore della mortalità rispetto a quelle con acqua buona.

A partire dal 1785 il tè divenne accessibile alla stragrande maggioranza dei britannici e raggiunse subito una grande popolarità poiché l’anno prima era entrato in vigore il Tea and Windows Act che portò la tassa sul tè dal 119% ad appena il 12,5%.

Per vedere se questo cambiamento fosse correlato a una diminuzione della mortalità, Antman ha confrontato i tassi di mortalità prima e dopo questo momento spartiacque.

Come previsto, Antman ha scoperto che i tassi di mortalità sono diminuiti sia nelle parrocchie con acqua buona che in quelle con acqua cattiva, ma c’è stata una differenza significativa nelle dimensioni del declino. Le parrocchie con acqua cattiva hanno visto i tassi di mortalità scendere del 18% in più rispetto a quelle con acqua buona. Inoltre, ha cercato di vedere se i decessi a Londra per malattie trasmesse dall’acqua come il “flusso sanguinoso” e i decessi per agenti patogeni presenti nell’aria come la tubercolosi, fossero collegati ai livelli di importazione di tè. In effetti, i decessi per flusso sono diminuiti quando le importazioni di tè sono aumentate, mentre i decessi per tubercolosi sono rimasti più o meno nello stesso periodo.

Antman ha anche controllato se i decessi nei bambini, che non consumavano tè in grandi quantità, cambiassero a Londra con le importazioni di tè e ha scoperto che non sembrava esserci un calo dei decessi per l’età compresa tra i due e i cinque anni.


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