Un articolo uscito sul Guardian analizza la crescente popolarità del trend “Banker Bros”, uno stile che fonde capi casual con elementi di alta moda, comunemente adottato dagli uomini operanti nel settore finanziario.
Questo tipo di abbigliamento è caratterizzato dall’uso di gilet, camicie eleganti e scarpe di alta qualità, che creano un look sia professionale che casual.
I’m looking for a man in finance. Trust fund, 6ft 5, blue eyes.” The lyrics to Man in Finance, the earworm hit song about bankers that took over airwaves earlier this year, could also have added: wearing a gilet. Also known as the “finance bro vest” or “City boy gilet”, the sleeveless layer is in the spotlight this month thanks to the return of Industry to our TV screens. In the third season of the espresso-paced show about young bankers making and breaking their way in the corporate world, gilets are almost a character in their own right. Some are branded with the logo of the fictional Pierpoint investment bank, and they are worn by employees over shirts and ties, in the boardroom and on the trading floor.
La serie TV “Industry” ha quindi riportato in auge il gilet, noto anche come “finance bro vest”, come simbolo distintivo nel mondo della finanza. e vendite di gilet sono aumentate significativamente, con marchi come Hackett e Charles Tyrwhitt che riportano crescite annuali nelle vendite di questo capo. Il gilet è apprezzato per la sua praticità e per la sua capacità di mantenere un look professionale, ma non troppo formale. L’abbigliamento da ufficio è inoltre diventato più casual dopo la pandemia, con il gilet che rappresenta un buon compromesso tra comfort e professionalità.
Elle traccia una storia del gilet, declinato sia al maschile che al femminile: il gilet ha origini antiche, risalenti al Re Sole, Luigi XIV, che lo introdusse come parte dell’abbigliamento di corte. È passato attraverso varie epoche e stili, dal Barocco al Futurismo. Da capo maschile a unisex, il gilet è stato reinterpretato da figure come Lord Brummel e stilisti come Yves Saint Laurent, diventando un elemento chiave della moda contemporanea.
…a sdoganarlo, fu il sovrano più civettuolo di tutti, quello delle giga-parrucche, di nastri e pizzi a profusione, di maschere e belletti che Kim Kardashian lèvati. Insomma lui; Luigi XIV, il Re Sole che riformò la moda di Francia e al modello virile d’ispirazione militare preferì quello lezioso del gentiluomo di corte. E allora dame in grand habit – cioè robe manteau con lunghi strascichi e compagnia – e giovanotti in justaucorps à brevet, vale a dire una proto-marsina in velluto o broccato che celava il gilet. Va da sé, il tutto servì a distinguere l’homme de qualité dalla massa, per gentile concessione dell’impomatato re che autorizzava il dress code solo e soltanto ai nobiluomini che bazzicavano Versailles. È la nascita di un tre pezzi che sarà duro a morire, un habit à la francaise composto di giacca, gilet e pantaloni al ginocchio che oltrepassò i confini francesi evolvendosi al ritmo di falde corte e sontuosissimi ricami. Dal Barocco al Rococò nel segno di tessuti pregiati e stravaganza, perlomeno finché non arrivò un damerino di spessore (aveva studiato ad Eton, mica un’università qualunque), un arbiter elegantiarum che con la sua camicia di lino bianca inamidata a dovere, gilet chiaro e attillato, giacca in lana blu a coda di rondine, pantaloni lunghi e aderenti, nonché un distinto cappello a cilindro, gettò le basi del vestire contemporaneo per lui. Lord Brummel, l’unico e solo iniziatore del dandismo, l’archetipo della star ossessionata dall’apparenza, l’icona della moda nell’Inghilterra della Reggenza che semplificò le fogge con (apparente) nonchalance, eleggendo il gilet in cotone bianco – corto, monopetto e con una fascia rigida come colletto – a vessillo di massima eleganza.
Il Sole 24 ore raccontava la particolare produzione Patagonia di famosi gilet in pile con il logo delle società clienti:
Per un misto di comodità, praticità e desiderio di sembrare più casual e più attenti alla sostenibilità di quello che si è, da molti anni a Wall Street si era diffusa la pratica di commissionare a Patagonia dei gilet in pile che recassero da una parte il logo del brand e dall’altra quello dell’azienda o società. Gilet da usare come strato protettivo , tra camicia e giacca, nei mesi più freddi di New York oppure da sfoggiare nel week end. Lo hanno fatto dipendenti e soprattutto top manager di Jp Morgan Chase, Nomura, Bmo Capital, Uber, Morgan Stanley, sui campi di golf o negli chalet. Il gilet in pile è – anche volendolo comprare in un negozio – un capo di abbigliamento molto meno caro dei completi su misura di molti dei banchieri con bonus milionari che lavorano a Wall Street, ma considerato altrettanto prezioso.
A Wall Street, i gilet in pile di Patagonia sono diventati uno status symbol, ma l’azienda anni fa ha deciso di produrli solo per aziende con una missione ecologica, rifiutandosi di essere usata per il greenwashing.
L’azienda californiana ha annunciato che d’ora in poi produrrà gilet solo «per aziende la cui missione prioritaria è la salvaguardia del pianeta». Difficile inserire nella categoria le grandi banche o società di analisi e investimenti o consulenza. La decisione di Patagonia non dovrebbe stupire, sembra più strano che sia arrivata solo ora. Yvon Chouinard, fondatore, nel 1970, e oggi presidente di Patagonia, non ricalca l’immagine del business man al quale piace, ricambiato, Wall Street. È un arzillo signore abbronzato, parecchio in forma per la sua età (è del 1938), fissato con il surf (ha scritto anche un libro, Let my people go surfing) e sempre più arrabbiato (eufemismo) con Donald Trump.
Di questo “caso diplomatico” relativo ai gilet Patagonia ne aveva parlato anche GQItalia:
Qual è il capo d’abbigliamento che più di ogni altro contraddistingue i grandi professionisti delle società finanziarie e tecnologiche degli Stati Uniti? No, non è la giacca, e nemmeno la cravatta o qualche particolare accessorio in chiave ultra lusso. Più semplicemente, lo sportivissimo, super accessibile gilet di pile targato Patagonia. Proprio così: stando alle fotografie in arrivo da Wall Street e soprattutto dalla Silicon Valley il celebre marchio specializzato in indumenti outdoor, da lungo tempo impegnato in prima linea sul fronte della sostenibilità ambientale, pare proprio aver fatto breccia nel cuore dei multi-milionari a stelle e strisce, che sempre più spesso ne indossano i capi più simbolici in occasioni pubbliche. Dal Ceo di Expedia Dara Khosrowshahi al co-fondatore di Linkedin Reid Hoffman, passando per il Direttore Finanziario di Facebook David Wehner. Tutti pazzi per quel gilet di pile, divenuto ormai una tale icona da essere ordinato in blocco in versione personalizzata per i vertici delle diverse aziende. Ma il ritornello potrebbe presto cambiare. Secondo quanto pubblicato su Twitter dal presidente dell’agenzia di comunicazione tecnologica finanziaria Vested, Binna Kim, Patagonia avrebbe deciso di non voler più fornire i propri prodotti in chiave customizzata a quegli imprenditori e a quelle aziende unicamente interessati al profitto, e non impegnati in progetti ad hoc nella salvaguardia dell’ambiente e della salute del pianeta.
Il Wall Street Journal (dietro paywall) infine sottolinea la necessità di un cambiamento (€ — alt) nell’abbigliamento dei finance bros:
DECADES AGO, if you asked Americans to envisage a Wall Street commuter, they might have pictured a man in a dapper three-piece suit, reading the paper on the train from Connecticut. Visit many corporate offices today, though, and you’d be forgiven for thinking the male execs had hiked in from a yoga studio. How else to explain the rash of drab fleece vests, Lululemon stretch pants and orthopedic-looking sneakers? In this much-memed “finance bro” uniform, businessmen are dressing as if challenging their spouses to remain faithful.
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