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Cos’è stata la “Bidenomics”?

Cos’è stata la “Bidenomics”?

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(ndm: questo articolo è stato pubblicato il 28 ottobre scorso, prima delle elezioni negli USA.)

Nicholas Lemann sul New Yorker commenta in un articolo la politica economica di Joe Biden.

Lemann descrive sia come funzioni nello specifico la “Bidenomics”, sia quali sono le sue origini intellettuali, e quali le sue implicazioni politiche. Il gruppo di misure varate dalla scorsa amministrazione comprende vari programmi molto eterogenei per un totale di circa 5mila milardi di dollari di spesa, ma nel complesso le sue linee guida sono state di stimolare nuove produzioni industriale, in particolare per i semiconduttori e i settori legati alla lotta al cambiamento climatico, usando soldi pubblici, e incentivando l’adesione ai sindacati. Ci sono stati inoltre maggiori investimenti in infrastrutture, un’applicazione più severa delle leggi antitrust, e un superamento del focus sui “carbon credits”. Un esempio dell’applicazione di queste misure citato nell’articolo è la creazione di una fabbrica di bus elettrici in una cittadina depressa, a maggioranza nera, della Georgia profonda, in cui l’azienda ha firmato un nuovo contratto con un sindacato prima di ricevere i sussidi previsti.

Si tratta di un deciso cambiamento rispetto al passato. Le radici di questa svolta possono essere fatte in parte risalire alla risposta di Obama alla crisi del 2008, ma sono dovute soprattutto alla sconfitta democratica del 2016 e all’influenza delle proposte di Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Il COVID, il maxi-stimolo varato da Trump nel 2020, e l’esigenza di reagire alla crisi causata della pandemia hanno fatto il resto. L’attuazione della Bidenomics è poi stata spesso attuata da vecchi collaboratori dell’ala sinistra del partito, come Rohit Chopra, K. Sabeel Rahman, e Lina Khan.

So Bidenomics has overturned a number of unwritten rules that you previously had to follow if you wanted to be taken seriously as a policymaker: economic regulation is usually a bad idea; governments should balance their budgets, except during recessions and depressions; subsidizing specific industries never works; unions are a mixed blessing, because they don’t always promote economic efficiency; government should not try to help specific regions of the country or sectors of the economy.

(…)

Biden’s most dramatic departure from past Democratic policy might be on climate change. For decades, incentive systems have been the dominant idea for reducing carbon emissions. Leah Stokes, a professor at the University of California, Santa Barbara, who’s also a prominent climate activist, said, “It’s wildly unpopular to make fossil fuels more expensive. You put up the cost of everything.” The Obama Administration’s major climate initiative was based on cap-and-trade, which allows companies to buy and sell emission allowances. The proposal never came to a vote in the Senate, and Biden wound up abandoning these ideas entirely. John Podesta, who’s now responsible for climate policy in the White House, said that any Biden proposal “had to be politically viable, and to show a path forward for American workers. So we flipped the politics of it—shifted from ‘What do we need to shut down?’ to ‘What do we need to build?’ ”

Queste politiche non sono state molto visibili, probabilmente anche perché dirette al medio e lungo termine, e come abbiamo visto non hanno portato i Democratici alla vittoria. Non è chiaro quanto resisteranno nella nuova amministrazione Trump, anche se molti dei fondi sono già stanziati, e sulla carta anche i Repubblicani si dicono aperti a un maggiore intervento dello stato nell’economia e più favorevoli alla classe operaia (l’articolo riporta però anche la delusione di un sindacalista americano dopo l’esperienza della sua prima amministrazione).


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