A distanza di oltre 15 anni la storia di Stuxnet (ovvero il malware che sabotò il programma nucleare iraniano, poi ribattezzato la prima nota “cyber-arma”) continua a far parlare di sé.
Un’inchiesta della testata olandese De Volksrant ha infatti rivelato l’identità (e i movimenti) della spia olandese che riuscì a infiltrarsi nell’impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, introducendo il malware, che col tempo avrebbe danneggiato le centrifughe. Ma, afferma la testata, la stessa AIVD – l’agenzia di intelligence olandese – che pure aveva organizzato l’operazione dopo gli incontri con la CIA, non era pienamente a conoscenza dei dettagli. Mentre ancora più all’oscuro delle implicazioni sono stati i politici del Paese.Che ci fosse anche una manina olandese in mezzo a quella sofisticata operazione di sabotaggio cyber denominata Olympic Games (con Usa e Israele come principali protagonisti, e l’Iran come target) era già emerso nel 2019, con un’inchiesta proprio di De Volksrant e di Yahoo News.
Ma oggi sono usciti molti più dettagli. A cominciare dall’identità di chi avrebbe fisicamente portato Stuxnet a Natanz che – ricordiamolo – era protetta da ingenti misure di sicurezza e non era collegata a internet.
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