Alla Fondazione Accorsi a Torino in mostra fino all’11 febbraio la pittura tra classico e avanuardia di Mario Sironi, Fillìa, Giacomo Balla, Bruno Munari ed Enrico Prampolini: ne parla anche Andrea Parodi su La Stampa.
Torino, inizio Anni 20. In città si scatena, come un fiume in piena, la figura travolgente di Felice Casorati. Sarà una piccola rivoluzione, arrivata a svegliare una situazione artistica sopita da troppo tempo. Si apre così l’interessante mostra che da oggi e fino all’11 febbraio, alla Fondazione Accorsi di via Po, ripercorre il decennio che, proprio un secolo fa, ha fatto esplodere la rivalità artistica tra Torino e Milano. Si intitola «Da Casorati a Sironi ai Nuovi Futuristi. Torino-Milano 1920-1930, pittura tra classico e avanguardia» ed è curata da due donne, Nicoletta Colombo e Giuliana Godio.
Le sala conferenze dell’Accorsi è un nuovo ambiente museale per mostre temporanee.
Nelle sale della Fondazione Accorsi troviamo così opere di grande impatto (in tutto 70). Come «Beethoven», del 1928, che riporta ai grandi tormenti vissuti dal pittore nei confronti della musica, sopita e soppiantata con il passaggio ai pennelli. Oppure «Ritratto di Renato Gualino», dove il figlio del grande industriale viene rappresentato con staticità.
Si prosegue, poi, nel contesto milanese. Il quadro cambia decisamente. Si da spazio alle opere di Mario Sironi. La differenza è palpabile. Milano è il luogo d’origine del Futurismo marinettiano e dell’Avanguardia, è la culla del «Novecento» ispirato alle linee teoriche di Margherita Sarfatti, le cui premesse vertono su sobrietà del colore, antirealismo e antiromanticismo. Il tutto è scandito da linee architettoniche e geometriche.
Il comunicato stampa della Fondazione Accorsi presenta così la mostra che è suddivisa in quattro sezioni:
Gli anni Venti del Novecento in Italia, nella contraddittorietà tra le incertezze sociali e politiche e i notevoli esiti artistici, rappresentano in arte un decennio tra i più sorprendenti della storia nazionale ed europea del secolo XX. La mostra, curata da Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, prende le mosse dal 1920, anno che segna l’ingresso italiano nella temperie artistica del Ritorno all’ordine, caratterizzata dal recupero della classicità in ottica moderna. Il clima della ricostruzione, che interessa non solo l’Italia, ma anche il «terribile rinascimento artistico europeo», come lo denominava Giorgio de Chirico nel 1918, inseguiva la speranza di una vera e propria rinascita morale e spirituale. L’indagine critica della mostra si propone di considerare i contenuti pittorici emersi in due fondamentali centri del nord Italia, Torino e Milano, prendendo le mosse dalla riflessione sui rispettivi retroterra alle soglie del terzo decennio del secolo XX. Le circa settanta opere in mostra, che provengono da Musei, Fondazioni italiane, collezioni private e dalla collaborazione con gli archivi degli autori selezionati, sono ospitate nelle nuove sale espositive del Museo Accorsi-Ometto e sono ripartite in quattro sezioni:
FELICE CASORATI | I SEI DI TORINO E LA CERCHIA DI CASORATI | I NUOVI FUTURISTI TRA TORINO E MILANO | IL “NOVECENTO” A MILANO
Felice Casorati, Mario Sironi, Achille Funi, Carlo Carrà, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, Daphne Maugham, Luigi Spazzapan, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Fillia (Luigi Colombo) e Bruno Munari sono solo alcuni degli innumerevoli artisti che con i loro dipinti compongono l’articolato mosaico del percorso espositivo.
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