Mary Childs, Jess Jiang e James Sneed su NPR confrontano il costo di crescere un bambino in vari stati del mondo.
I giornalisti partono dai fatti: tirar su la creatura negli Stati Uniti costa parecchio. Non vi è (a livello federale) una norma per il congedo retribuito, lo stesso vale per asili nido e il salario per le donne diminuisce dopo la maternità. Ma come se la cava il resto del mondo? Il confronto è fra Svezia, Canada, Corea del Sud, Singapore ed Estonia.
La situazione è qualitativamente variegata: alcuni Stati (come Singapore) versano dei contributi in contanti alle famiglie; altri preferiscono contributi in natura (tra questi ultimi, è famosa la “scatola” finlandese, pacco maternità statale consegnato alle puerpere). La scelta tra questi due estremi è culturale, spiegano i giornalisti, ma anche politica. Per esempio Singapore fino agli anni Settanta utilizzava incentivi fiscali per non avere troppi figli, è stato naturale per i politici usare gli stessi mezzi al cambio di obiettivi demografici; oggi il contributo può arrivare fino a circa 22.000€.
Per quanto riguarda la Svezia, l’indennità caratterizzante è un congedo retribuito di sedici mesi. Anche in questo caso tale scelta discende da questioni economiche (incrementare la forza lavoro dopo la Seconda guerra mondiale) e sociali (la richiesta di parità anche nelle questioni extra-lavorative da parte delle donne, una volta entrate nel mondo professionale).
In Corea del Sud, nonostante la cifra spesa ad incentivo (circa 186 miliardi di euro), la fertilità rimane bassa e le madri spesso abbandonano il lavoro. I giornalisti descrivono un ambiente ottimo dove far nascere e crescere il proprio figlio; imputano quindi questo fallimento a norme culturali che non sono state ancora scalfite dalla volontà politica.
I desiderata in Estonia invece, spiegano i giornalisti, sono di tipo più pragmatico. A causa di un vicino ingombrante, la politica vuole più bambini estoni:
CHILDS: L’attuale governo, dice, è favorevole all’immigrazione, soprattutto se gli immigrati possono venire a lavorare, specialmente nel settore tecnologico, e pagare le tasse. Ma la motivazione esplicita alla base di queste politiche pronataliste è un maggior numero di estoni, il che tocca una delle sfumature molto reali di tutto questo, non solo qui, ma ovunque. L’obiettivo è un tipo specifico di bambino.
Anche in questo caso il punto di forza è il congedo retribuito, sia per lunghezza che per consistenza. Vi sono una serie di clausole premiali tra cui una «di velocità»: se vi è un intervallo di meno di trenta mesi tra nascite successive, i contributi (al 100% dello stipendio, con un tetto di tre volte il salario medio) si mantengono per tutto il periodo. Questa politica viene considerata dai ricercatori una scelta di successo ed ha contribuito ad aumentare la fertilità dall’ 1,37 del 2023 a più dell 1,7 di oggi.
Il Canada invece punta moltissimo sull’istruzione dei pargoli fin dai primi anni, con delle offerte molto vantaggiose (asilo a circa 6,50€ al giorno, molto conveniente rispetto alle rette negli USA) per le famiglie. Questo aiuta sia il nucleo famigliare che è liberato da molte incombenze, sia lo stato canadese che ha calcolato che investimenti nel settore scolastico alla tenera età si ripagano con gli interessi sotto forma di tasse future.
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