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Duecento anni di fioriture raccontano il cambiamento climatico

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Un gruppo di ricerca statunitense, analizzando set di dati storici relativi alla tempistica di alcuni processi vegetali (insorgenza, picco e cessazione della fioritura), ha messo a punto un nuovo strumento statistico che avrebbe confermato come le attività umane, a partire dalla seconda rivoluzione industriale (1850), abbiano influito sul clima e questo sull’ambiente e quindi sui tempi relativi alle fasi fenologiche delle piante.

Si tratta di variazioni che impatterebbero anche sulle abitudini di animali erbivori e impollinatori e che, progressivamente accentuandosi, potrebbero in futuro metterne a rischio la stessa sopravvivenza. L’utilizzo di tale stimatore statistico avrebbe infatti stabilito che l’insorgenza  della fioritura avvenga ogni anno un po’ in anticipo rispetto a quello precedente e che la causa del fenomeno sia da addebitare certamente al riscaldamento globale.

Ha destato curiosità e interesse il fatto che gli scienziati abbiano basato il loro studio su cronache aneddotiche e vecchie pubblicazioni (tra cui quelle del filosofo e scrittore ambientalista Henry David Thoreau) e le abbiano poi confrontate con le più recenti collezioni di dati registrate nella United States National Phenology Network, uno dei più grandi sistemi di monitoraggio della cosiddetta “citizen science”, valorizzando così le osservazioni di tutti quei cittadini che si dedicano in maniera amatoriale, ma non meno appassionatamente degli esperti, alle scienze naturali.

[…] “Chi dubita dell’utilità dei dati raccolti dai comuni cittadini dovrà ricredersi”, ha concluso Will Pears della Utah State University. “Tutte le informazioni possono essere utili per capire gli effetti del riscaldamento climatico, dalle ingenue osservazioni di mia madre alle annotazioni del fervente ambientalista Thoreau”.

Ne parla questo articolo su Le Scienze, che riprende lo studio pubblicato su Nature.

 

Immagine da pixabay.


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