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I primi uomini in Europa

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Geoffrey Smith, Dorothea Mylopotamitaki, Karen Ruebens e Marcel Weiss su The Conversation parlano dei primi Homo sapiens in Europa (Archeologia Viva sullo stesso tema, in italiano).

Il periodo compreso tra 50.000 e 40.000 anni fa ha visto una trasformazione biologica e culturale cruciale per gli esseri umani: è stato il momento in cui gruppi locali di Neanderthal sono stati sostituiti da gruppi in arrivo della nostra specie, Homo sapiens.

Le ragioni esatte di questa sostituzione sono ancora poco conosciute, ma i recenti progressi della scienza archeologica e biomolecolare – uniti a nuove scoperte archeologiche – hanno fornito nuove illuminanti intuizioni sulla dispersione verso nord dei primi gruppi di Homo sapiens.

La ricerca in questione è stata pubblicata su Nature, Il lavoro si è concentrato sul sito di Ranis, in Germania, dove sono stati rinvenuti strumenti in pietra appartenenti al complesso tecnologico Lincombian-Ranisian-Jerzmanowician (LRJ). Questi strumenti sono stati collegati alla transizione tra il Paleolitico medio (Neanderthal) e il Paleolitico superiore (Homo sapiens). Grazie a nuove tecniche di analisi proteomica, sono stati identificati frammenti ossei appartenenti all’Homo sapiens. Questo studio quindi apre una nuova finestra sulla comprensione di come gli esseri umani moderni abbiano colonizzato l’Europa nord-occidentale.

Sarah Pederzani (in foto) dell’Università di La Laguna e dell’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva commenta la rilevanza della ricerca:

Abbiamo la conferma che anche questi primi gruppi di Homo sapiens, in espansione attraverso l’Eurasia, avevano già una notevole capacità di adattarsi a condizioni climatiche avverse. Fino a poco tempo fa, si riteneva che la resistenza alle condizioni climatiche fredde si manifestasse solo diversi millenni dopo. Forse le steppe fredde con mandrie più grandi di animali preda erano ambienti più attraenti per questi gruppi umani di quanto si pensasse in precedenza.

Sofia Belardinelli invece per il BoLive divulga i risultati di uno studio che svela come la prima fermata dei sapiens alla conquista dell’Eurasia si trovi nell’altopiano persiano.

Le conoscenze sulla storia della nostra specie si sono arricchite di nuovi dettagli con il procedere della ricerca scientifica: gli studiosi ritengono che Homo sapiens si originario dell’Africa e che da lì abbia colonizzando l’intero pianeta in seguito a varie ondate migratorie.

Una tra le più significative ondate di migrazione “Out of Africa” – seppur non la prima – è quella occorsa intorno a 60.000 anni fa: dalle popolazioni che si spinsero verso il Medio Oriente e poi, da lì, si espansero nel resto del pianeta discendono tutte le odierne popolazioni non africane (con un’eccezione, forse, per le popolazioni oceaniche: ma su questo tema il dibattito è ancora aperto).

La ricostruzione degli spostamenti in Eurasia dei nostri progenitori nel Paleolitico è ancora oggetto di studio e uno dei periodi da mettere a fuoco si riferisce agli spostamenti avvenuti tra 60.000 e 45.000 anni fa.

Uno dei periodi più oscuri riguarda il tempo tra circa 60.000 anni fa, quando piccole popolazioni lasciarono l’Africa per dirigersi verso il Medio Oriente, e 45.000 anni fa, quando Homo sapiens aveva già colonizzato stabilmente l’Eurasia occidentale e orientale.

In uno studio pubblicato su Nature Communications il gruppo di paleoantropologia dell’Università di Padova ha gettato una nuova luce su questo periodo misterioso della nostra conquista dell’Eurasia.

Basandosi sui dati paleogenetici disponibili e mettendo a punto una nuova tecnica di analisi, i ricercatori hanno infatti avanzato l’ipotesi secondo cui, in quel lungo periodo di tempo (tra i 10 e i 20.000 anni), i pionieri eurasiatici si stanziarono, in modo pressoché stabile, in un’area del Medio Oriente compresa tra l’Iran, la Mesopotamia e il Golfo Persico, che allora non era sommerso. Avvalendosi delle diverse competenze del gruppo di ricerca interdisciplinare, i ricercatori hanno poi confrontato le evidenze genetiche con dati paleoclimatici che hanno confermato la potenziale idoneità di quell’area a sostenere una popolazione di cacciatori-raccoglitori in quel periodo storico.

L’articolo del BoLive contiene un’intervista video a Leonardo Vallini, dottorando dell’università di Padova e autore dello studio, che spiega come i ricercatori abbiano utilizzato la genetica (insieme a ritrovamenti fossili e archeologici) per indagare gli spostamenti dei pionieri eurasiatici.

Per dimostrare l’ipotesi secondo cui l’odierno altopiano iranico sia stato la prima destinazione della migrazione “Out of Africa” di 70-60.000 anni fa, i ricercatori hanno sviluppato un metodo di analisi genetica per identificare, a partire dai dati a disposizione, la popolazione portatrice di una componente genetica più simile all’Hub. «Per validare questo metodo, non potendo realizzare nuovi esperimenti su una storia già avvenuta, unica e irripetibile, abbiamo simulato dei genomi in uno scenario demografico definito da noi, ma realistico. Abbiamo poi mescolato le diverse popolazioni – già sapendo in partenza quali fossero le più simili all’Hub – e abbiamo verificato se e in che misura fossimo in grado, attraverso il nostro metodo d’indagine, di identificare la popolazione più simile all’Hub», approfondisce il primo autore dello studio. «Una volta ottenuta la conferma del valore euristico di questo metodo, lo abbiamo applicato ai dati reali: i risultati ottenuti ci mostrano che fra tutte le popolazioni – antiche e moderne – che abbiamo analizzato, quelle con la componente genetica più simile all’Hub sono quelle che vivono nell’area tra Iran e Mesopotamia».

L’abstract della ricerca recita:

A combination of evidence, based on genetic, fossil and archaeological findings, indicates that Homo sapiens spread out of Africa between ~70-60 thousand years ago (kya). However, it appears that once outside of Africa, human populations did not expand across all of Eurasia until ~45 kya. The geographic whereabouts of these early settlers in the timeframe between ~70-60 to 45 kya has been difficult to reconcile. Here we combine genetic evidence and palaeoecological models to infer the geographic location that acted as the Hub for our species during the early phases of colonisation of Eurasia. Leveraging on available genomic evidence we show that populations from the Persian Plateau carry an ancestry component that closely matches the population that settled the Hub outside Africa. With the paleoclimatic data available to date, we built ecological models showing that the Persian Plateau was suitable for human occupation and that it could sustain a larger population compared to other West Asian regions, strengthening this claim.

Autore: Windy con integrazioni

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