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Fame

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Questa estate ho letto dei brani di Perifrasi del concetto di fame, il mattone di Leo Spitzer, un ventottenne viennese che nel 1917 venne incaricato al controllo della corrispondenza dei prigionieri italiani. Perifrasi uscì dopo la guerra, nel 1920, quando Leo Spitzer non era ancora uno dei più grandi linguisti e critici letterari del Novecento.

Perché perifrasi, e cosa c’entra la fame?

Ai soldati italiani era stato proibito descrivere nelle lettere a casa le condizioni misere della prigionia, vietate quindi espressioni come “ho fame”, “sono affamato”, e simili: avrebbero attentato al prestigio dell’impero asburgico.

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