Su suggerimento di @Mambombuti
Un articolo della scrittrice e fisica Madhusree Mukerjee, pubblicato originariamente su Scientific American e tradotto in italiano da Le Scienze, descrive la situazione dopo 5 anni dal disastro, concentrandosi sulle bonifiche e sui rischi per la salute e sui danni all’ecosistema.
L’11 marzo 2011, uno tsunami gigantesco proveniente dall’Oceano Pacifico si abbattè sul muro alto 10 metri che riparava dal mare i sei reattori della centrale di Fukushima, sulla costa orientale del Giappone. L’impatto causò il surriscaldamento e la fusione dei noccioli, mentre le successive esplosioni di idrogeno danneggiarono i tre edifici che ospitavano i reattori. Le radiazioni fuoriuscirono in ogni direzione. Il Paese chiuse tutti i suoi reattori, più di 40, e iniziò a misurare l’esposizione alle radiazioni di decine di migliaia di residenti nelle vicinanze, nonché della fauna selvatica terrestre e marina. Ancora oggi ci sono questioni importanti da risolvere, in parte perché è troppo pericoloso entrare nei reattori danneggiati e in parte perché l’ente che gestisce l’impianto, la Tokyo Electric Power Company (Tepco), è riluttante a condividere le informazioni.
Immagine via pixabay
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