In un lungo articolo pubblicato su Internazionale, la storica Vanessa Roghi rende omaggio alla figura di Gianni Rodari – di cui quest’anno ricorre il centesimo anniversario della nascita e il quarantesimo della scomparsa – rievocandone l’appassionato impegno nel campo del giornalismo, della letteratura per l’infanzia, della pedagogia e dell’attivismo politico e passando quindi in rassegna alcuni dei suoi più importanti contributi allo sviluppo della cultura e del pensiero critico nell’Italia repubblicana.
Gianni Rodari muore a Roma il 14 aprile 1980. È stato ricoverato pochi giorni prima, il 10 aprile, per un intervento alla gamba sinistra dovuto all’occlusione di una vena. Racconta Julia Dobrovolskaja, la sua traduttrice russa che lo va a trovare in ospedale: “Chiesi a Gianni: ‘Hai paura?’. ‘Molta. Temo che non tornerò… Fatemi fumare l’ultima sigaretta!’”.
L’operazione si rivela più difficile del previsto, Rodari presenta un grosso aneurisma di cui i dottori non si sono accorti prima: un intervento di routine si trasforma in un’operazione di sette ore. Muore per un collasso cardiaco. Non ha ancora compiuto sessant’anni. Scrive l’amico e collega Marcello Argilli: “Della morte avevo saputo nella serata del 14, quando Lilli Bonucci dell’Unità mi aveva telefonato a casa chiedendomi di scrivere un necrologio. Era morto nel pomeriggio.
Immagine da Wikimedia.
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