A cura di @GiMa.
Un articolo di Barnabas Calder su The Vision propone una riflessione sulla corrente architettonica del Brutalismo, e su come dovremmo riconsiderarne il suo aspetto e impatto estetico nelle nostre città:
E il cemento era stupendo, oltretutto. Come la pietra delle cattedrali gotiche, era un sistema completo concentrato in un unico materiale: struttura, superficie, decorazione erano diretto risultato diretto del come l’edificio era costruito, che dipendeva dal materiale che lo componeva. La pietra gotica, ad esempio, era vincolata dalle forme imposte dagli archi. I migliori capimastri dell’epoca fecero un lavoro meraviglioso e geniale nel trasformare quest’estetica restrittiva in superbe opere d’arte, ma per quanto fossero eccezionali i loro risultati, il margine di manovra era minimo: splendide chiese, ma poco altro. Il cemento, invece, poteva essere adibito a qualsiasi uso. E non avrebbe richiesto regolari ritinteggiature, intonacature costose o sostituzioni continue delle tegole dopo una giornata di vento, come nel caso degli edifici più antichi. Avrebbe assorbito i colpi della vita di città con estrema resilienza e ruvida, brutale diremo, dignità.
Immagine da Wikipedia.
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