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Gli indizi nel DNA sulle origini di agricoltura e linguaggio

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Andrew Curry su Science racconta come tre studi suggeriscano una nuova teoria sull’origine delle prime lingue indoeuropee. La tecnica usata traccia i movimenti dei popoli antichi analizzando il loro DNA.

Pochi luoghi hanno plasmato la storia dell’Eurasia come il Vicino oriente. Qui sono nate l’agricoltura e alcune delle prime civiltà del mondo; la regione è stata la patria degli antichi greci, di Troia e di ampie zone dell’Impero romano. «È assolutamente centrale e molti di noi ci lavorano proprio per questo motivo», afferma l’archeologo dell’Istituto Archeologico Tedesco Svend Hansen. «È sempre stato un ponte di culture e un motore fondamentale di innovazione e cambiamento».

Uno dei metodi più promettenti in archeologia, l’analisi del DNA, è stato a lungo tempo molto difficile da usare negli studi sul Vicino oriente: il DNA si deteriora facilmente in un clima caldo. Usando nuove tecniche, i ricercatori sono riusciti ad estrarre il patrimonio genetico da più di 700 individui, persone vissute in un arco temporale di più di 10.000 anni.

All’analisi dei dati hanno partecipato sia genetisti che archeologi e linguisti:

Decine di genomi appena sequenziati suggeriscono che l’Anatolia ha assorbito almeno due migrazioni separate da circa 10.000 a 6500 anni fa. Una proveniva dall’odierno Iraq e dalla Siria e l’altra dalla costa orientale del Mediterraneo. In Anatolia si mescolarono tra loro e con i discendenti dei precedenti cacciatori-raccoglitori. Circa 6500 anni fa, le popolazioni si erano riunite in una firma genetica distinta.

I ricercatori illustrano nuove ipotesi anche per la nascita del linguaggio:

A causa delle somiglianze tra le lingue indoeuropee e quelle anatoliche, come l’antico ittita, i linguisti avevano ipotizzato che gli Yamnaya avessero lasciato sia i geni che la lingua in Anatolia, oltre che in Europa. Ma la nuova analisi non trova alcun antenato degli Yamnaya tra gli antichi anatolici. Il team suggerisce che essi e gli Yamnaya abbiano invece antenati comuni in una popolazione di cacciatori-raccoglitori negli altopiani a est dell’Anatolia, comprese le montagne del Caucaso. Quest’area, sostengono, è il luogo più probabile in cui si parlava una lingua di radice anatolico-indoeuropea, forse tra i 5000 e i 7000 anni fa. «La componente caucasica è un tipo di ascendenza unificante che troviamo in tutti i luoghi in cui si parlano le antiche lingue indoeuropee», afferma Lazaridis, primo autore di tutti e tre i lavori.

I tre studi sono stati accolti con interesse e qualche critica: il DNA può dirci molto ma non, per esempio, la struttura sociale dei popoli esaminati o se le «migrazioni» fossero degli effettivi spostamenti di popolazione o un mischiarsi del patrimonio genetico. I ricercatori concordano che ci vorranno ulteriori prove per confermare le ipotesi dello studio.

 


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