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Come superare le cuffiette dell’iPod e vivere felici

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di @Maestroyoda

Ascoltate musica, sempre.

Un sacco. Sull’autobus, in treno. Alla fermata del treno. Sull’autobus che vi porta alla fermata del treno. A letto la sera, prima di addormentarvi. Classica, rock, indie, alternative, grunge, Laura Pausini. No, siamo su hookii, la Pausini no.

Ascoltate musica, dicevamo. Ma vi siete accorti di avere un problema: non riuscite ad ascoltarla come si deve. Decine e decine di informazioni, voci, strumenti, sfumature sono contenute nei vostri album preferiti ma voi non riuscite ad apprezzarle a pieno. E dopo un po’, magari, vi vien pure mal di testa.

I pericoli dell'ascolto prolungato con cuffie scadenti sono sottovalutati: ecco come diventa un hookiiano quando ascolta musica utilizzando le cuffiette di serie dell'Ipod.

I pericoli dell’ascolto prolungato con cuffie scadenti sono sottovalutati: ecco come diventa un hookiiano quando ascolta musica utilizzando le cuffiette di serie dell’iPod.

Hookii viene incontro alle vostre esigenze e vi propone una piccola guida introduttiva in due puntate per trasformare il vostro pc o furbofonino in un sistema (quasi) hi-fi. Partiamo (a grande richiesta) dalle cuffie, poi la prossima volta vedremo perché vi serve un DAC (voi non lo sapete, ma vi serve) e magari anche qualcosa per lo streaming Bluetooth.

INIZIAMO: CHE COSA È MEGLIO PER ME?

Questa a mio avviso è la prima domanda che ognuno dovrebbe porsi per iniziare a scremare fra le centinaia di modelli e tipologie in commercio. Questo articolo non vi dirà qual è la cuffia migliore fine-di-mondo sul mercato perché semplicemente… non esiste. Vi aiuterà però a districarvi fra i mille parametri che vi fanno girar la testa e pensare che alla fine una vale l’altra. Vi darà qualche pesce ma soprattutto, si spera, vi insegnerà a pescare.

Ognuno di noi ha abitudini ed esigenze diverse: c’è chi ascolta musica facendo sport, chi sul treno dal telefonino, chi lo fa seduto sul divano di casa.

Probabilmente vi serviranno cuffie completamente diverse: auricolari il primo, una cuffia chiusa il secondo, una cuffia a padiglione aperta il terzo. Quindi innanzitutto chiedetevi quali sono le vostre abitudini e i “problemi” che volete risolvere con il nuovo acquisto (se ascolto a letto c’è qualcuno a cui da fastidio sentire il rumore della mia cuffia? Ascolto a volume alto? Mi piace isolarmi completamente e non sentire rumori esterni?)

Quindi, cari i miei 25 lettori, iniziamo a capire qual è la cuffia che fa per noi!

La prima distinzione è tipologica. Esistono infatti:

Cuffie intra-aurali: vengono posizionati all’ingresso del canale uditivo (orecchio medio) e sono i cosiddetti “auricolari”. Fra questi si distinguono e vanno ormai per la maggiore gli auricoli in-ear. Qualcuno li trova scomodi ma offrono mediamente una qualità maggiore di quelli tradizionali.

Cuffie sovra-aurali: che poggiano sul padiglione dell’orecchio (orecchio esterno). Garantiscono una buona immersione nel suono, pur continuando ad essere portatili.

Cuffie circumaurali: circondano tutto il padiglione dell’orecchio (orecchio esterno). Normalmente le cuffie di questa tipologia sono più grandi, dato che avvolgono il padiglione senza appoggiarvicisi. Proprio per questo sono generalmente più comode e confortevoli in caso di lunghe sedute di ascolto e offrono in genere un maggior isolamento dai rumori esterni (“noise isolating”).
Un ulteriore fattore da tenere in considerazione per gli amanti dell’isolamento dai rumori esterni potrebbe essere quello di valutare una cuffia attiva con un sistema noise cancelling, fra cui ci sono le “pioniere” Bose, ma in cui ormai possono dire la loro anche altri marchi.

In questo caso le cuffie hanno incorporato un microfono che ascolta i rumori provenienti dall’esterno e riescono a riprodurre un’onda sonora, in “controfase” che li elimini. Qui trovate un video esplicativo.

Le cuffie si possono anche catalogare in aperte, semi aperte, chiuse.

In questo caso la discriminante è l’isolamento che riescono ad offrire sia in “entrata” (i rumori esterni che arrivano a chi ascolta in cuffia) sia in “uscita”. Nelle cuffie aperte la membrana oltre a creare pressione acustica (il suono) all’interno, la crea anche all’esterno mentre con una cuffia chiusa sarete completamente isolati e riuscirete a celare al vostro vicino sul treno che state ascoltando Grignani. Lo capiamo, son cose che non si fanno senza una certa vergogna. Le semi-aperte rappresentano intuitivamente un compromesso fra le due.

Non si tratta però dell’unica differenza tra queste tipologie.

Di norma il tipo di suono che la cuffia offre è fortemente influenzato da questa caratteristica: le cuffie aperte offrono un suono molto arioso e concedono molto alla “spazialità” della scena acustica ma pagano di solito in gamma bassa. Non vuol dire che “non abbiano i bassi”: significa che il tipo di suono è (generalmente) più asciutto e difficilmente sentirete il “punch” del vostro batterista preferito. Se ascoltate jazz, però, i piatti della batteria saranno spettacolari.

Le cuffie chiuse, al contrario, offrono di solito una gamma bassa molto più potente a discapito, in alcune occasioni, dell’equilibrio complessivo.

SI MA… COSA SONO TUTTI QUEI NUMERETTI SULLA SCATOLA?

Ci sarebbero interessanti aspetti tecnico-teorici ma ve la faccio corta. I fattori principali per capire con qualche numero che tipo di cuffia abbiamo per le mani sono 3:

la risposta di frequenza (misura in hertz – simbolo Hz – della gamma di frequenze che un riproduttore riesce a fornire in uscita), La risposta in frequenza di una cuffia è relativamente importante ma non va trascurata del tutto. Infatti un hookiiano di età media (35 anni) riesce a percepire un range di frequenze circa pari pari a 30-18.000 Hz, che cala con l’età (mentre i gggiovani possono arrivare tranquillamente anche a 20-20.000 Hz, mortacci loro) . Perciò un buon range di frequenze offerto dalle cuffie deve essere più ampio di quello percepibile in natura dall’orecchio umano: solitamente tutte le cuffie rientrano in questi parametri che, di per se, dicono poco sulla qualità anche se un range più esteso è solitamente abbinato a una maggior qualità costruttiva e una maggior capacità di riprodurre le frequenze fuori dagli estremi dello spettro.

In pratica, brutalmente, se una cuffia arriva a 8 Hz in basso non solo arriva più in basso (e importa poco, perché non sono udibili) ma probabilmente riproduce meglio i 30 Hz (udibili) di una cuffia progettata per lavorare da 30 Hz a 18.000 Hz. È un po’ come viaggiare a 130 km/h con un utilitaria (la cui velocità massima è 140 km/h e quindi lavora quasi al suo limite) e con un auto di grossa cilindrata che invece fa i 130 km/h con tranquillità).

la sensibilità (in dB) La sensibilità è un parametro molto importante perché potrebbe veramente farvi capire (assieme all’impedenza) se la cuffia che state per comprare fa al caso vostro: è un dato che vi dice quanto suona “forte” la cuffia a parità di potenza applicata.

Una cuffia molto sensibile è indispensabile se intendi utilizzarla senza un amplificatore dedicato e con sorgenti poco potenti, tipo i furbofonini o gli iPod. Se invece siete soliti ascoltare in casa, con un amplificatore, allora questo parametro diventa meno importante. Perciò valori di sensibilità maggiori di 90 dB sono buoni. I migliori sono quelli intorno ai 105-109 dB.

Ricordate però una cosa: la scala dei decibel è logaritmica, non lineare. Questo significa che una cuffia con sensibilità 103 dB, a parità di potenza applicata, suono il DOPPIO più forte di una da 100 dB.

l’impedenza (misurata in Ohm) che è in sostanza la “resistenza” che oppone la cuffia al passaggio e alla riproduzione del segnale audio o la “difficoltà di pilotaggio”. Perciò valori alti di impedenza solitamente producono un minore volume massimo in uscita. Di contro però valori bassi di impedenza producono un maggiore volume ma potrebbero causare problemi di distorsione.

Si considerano in genere:

VALORI BASSI: 16-32 Ohm circa (cuffie facili da pilotare: alto volume con poca potenza, ma rischio di arrivare presto al punto in cui le cuffie “distorcono” on amplificazioni potenti)

VALORI MEDI: 32-50 Ohm circa.

VALORI BASSI: 50-300 Ohm circa (cuffie “difficili” da pilotare, volume più basso, serve un amplificatore)

Quanto sopra è una semplificazione abbastanza brutale. Mi sarebbe piaciuto spiegare un po’ meglio queste cose ma mi rendo conto di essermi già dilungato troppo e gli articoli rischiano di diventare 10, anziché 2. Per chi volesse approfondire alcune questioni tecniche legate a frequenza e sensibilità ecco qualche link esterno.

Avrete forse già intuito perché i numeretti sul retro della scatola sono importanti per non rischiare cocenti delusioni.

MA…COME SI UTILIZZANO I NUMERETTI?

Facciamo qualche esempio per i 15 lettori arrivati fin qui.

Ecco una cuffia pensata per essere utilizzata in casa. È un’ottima cuffia, che gode di ottime recensioni. Tuttavia se la comprate ad occhi chiusi, pensando di usarla col vostro Ipod, rimarrete delusi: il suo alto valore di impedenza (300 Ohm, guardate la scheda tecnica) fa si che renda al meglio solo collegata ad un amplificatore (normale o specifico per cuffie). Un telefono o un lettore mp3 “non ce la fanno” a smuoverle come si deve: sono un carico “difficile”.

Spendere molto, quindi, non è garanzia di risultato se state comprando qualcosa che non fa al caso vostro. E attenzione a non fare i furbi: non è che non riuscirete, banalmente, a raggiungere un volume “da discoteca”. È proprio che le cuffie saranno bolse, con un volume basso e range dinamico appiattito. State portando a casa una Ferrari, ma la volete usare sullo sterrato (un altro ottimo esempio del genere potrebbero essere queste).

Al contrario queste che pure costano un terzo e quindi dovrebbero essere “sulla carta” inferiori sono quelle che trasformeranno il vostro telefono o lettore portatile: impedenza bassa (18 Ohm) e alta sensibilità (112 dB). Queste meraviglie possono essere collegate anche direttamente ad una sorgente a batteria e sono in grado di suonare bene e produrre volumi di ascolto anche elevati.

Resta inoltre da ricordare un’ultima regola sempre valida: la “marca” garantisce una buona fattura delle cuffie e una buona qualità dei materiali. Perciò orientarsi su marche sconosciute e di basso costo (che magari offrono sulla carta ottime specifiche) può essere rischioso in quanto peccano poi di qualità nei materiali con cui sono costruiti gli altoparlanti e la circuiteria.

Per andare sul sicuro direi che non si sbaglia rivolgendosi a Sennheiser, AKG, Grado, Beyerdynamic, Audio Technica solo per citare i principali. Le Bose (le cito perché sono diffuse e facili da provare, anche nei negozi, e quindi vi capiteranno sotto mano) sono buone cuffie ma hanno un prezzo elevato rispetto alla qualità: le terrei in considerazione solo se per voi è indispensabile un sistema “noise cancelling”, altrimenti a parità di prezzo altri marchi offrono qualcosa in più in termini qualitativi. Ognuno di questi marchi ha, oltre ai freddi numeri, ha anche un suono caratteristico (per esempio le Grado sono famose per il loro suono aperto e brillante). Prima di spendere molti soldini cercate di ascoltare con le vostre orecchie perché ciò che piace a me, magari non è quello che cercate voi.

Per quanto riguarda gli auricolari, invece, i problemi di accoppiamento e scelta sono inferiori, in quanto si tratta di prodotti già pensati per essere utilizzati in mobilità e non a casa. In questo caso, oltre ai marchi classici, io suggerisco di dare un’occhiata anche a marchi “emergenti” nel settore tipo Nuforce (che fa cose OTTIME anche per quanto riguarda DAC e amplificatori a prezzi quasi umani) o Klipsch (tipo le Klipsch Image S4i II, per esempio). Tenete presente, se non avete pretese hi-fi, che anche con una trentina d’Euro gli auricolari entry level di questi marchi (tipo i NE 600 X di Nuforce) fanno impallidire le maledette cuffiette bianche di serie. È chiaro che una maggior qualità si paga ma ora che avete i “ferri del mestiere” potete capire qual è la cuffia più indicata per voi nel vostro budget. Non ascoltate chi vi dice che per ascoltare bene bisogna spendere per forza mille mila Euro!

Un’ulteriore prova di questo fatto sono le famose (o famigerate) Beat: cuffie costose, pompate dal marketing con una risposta in frequenza abominevolmente pompata in basso. Le cuffie Beat sono l’eccezione alla regola “chi più spende meno spende”: con la metà dei soldi potete portarvi a casa un paio di Audio Technica ATH-M50 (per esempio), che umiliano le Beat su ogni parametro. E vi avanzano pure i soldi per aggiungerci un DAC o un amplificatore portatile che vi farebbero entrare a piè pari nel mondo dell’alta fedeltà. Ricordate poi che, come per ogni altro prodotto, superata una certa soglia di spesa le differenze si fanno minime e si spende molto di più per avere poco di più. Se ci sono differenze abissali fra le cuffie da 10 € e quelle da 100 €, il salto tra 100 e 1000 non é altrettanto grande, specie se non si ha un impianto in grado di far apprezzare le differenze.

Qui un paio di link di siti abbastanza famosi nel settore, in caso vi venisse voglia di schiarirvi ulteriormente le idee, senza dimenticare la bibbia audiofila italiana. Se voleste comprare online, inoltre, ricordare che non c’è solo Amazon ma esistono anche siti specializzati in grado di fornire assistenza via mail (tipo Playstereo). Ricordate che anche in questi casi provare con le proprie orecchie é comunque la miglior garanzia.

Credo di aver messo pure troppa carne al fuoco. Mi fermo qui, per ora.  Al prossimo giro, se saranno rimasti almeno 5 lettori, escursione sul Bluetooth, sugli ampli portatili per cuffie (per accoppiare gli Ipod alle vostre cuffie ad alta impedenza) e, soprattutto, sui DAC. Ora che avete delle belle cuffie, infatti, sarebbe più che sensato valorizzarle con altri componenti della catena che siano all’altezza.

Immagini di copertina e nell’articolo da flickr.


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