Il magazine online Politico presenta un articolo dall’eloquente titolo “Come la Generazione Z è diventata la generazione più credulona“. L’articolo analizza come la Generazione Z (cioè quella dei nati fra il 1997 ed il 2012), pur essendo la più connessa, sia anche la più vulnerabile alla disinformazione online, soprattutto su piattaforme come TikTok.
The almighty algorithm is fueling conspiracy theories among young people and ruining their ability to tell fact from fiction on the internet.
Il pezzo evidenzia che molti giovani non riescono a distinguere tra fatti e finzioni online, nonostante siano nativi digitali. Uno studio di Stanford ha mostrato che solo 3 su 3.446 studenti hanno riconosciuto un video falso che mostrava presunta frode elettorale (in realtà proveniente dalla Russia). Questo dimostra una scarsa alfabetizzazione mediatica.
It’s a startling reality about Gen Z, backed up by multiple studies and what we can all see for ourselves: The most online generation is also the worst at discerning fact from fiction on the internet.
TikTok è una fonte di notizie per il 45% dei giovani tra i 18 e i 29 anni, ma la piattaforma è priva di controlli sulla qualità dell’informazione. La sfiducia verso le istituzioni spinge molti giovani a cercare notizie in comunità online ristrette, dove gli algoritmi rafforzano le convinzioni esistenti e alimentano teorie del complotto.
L’articolo riporta alcuni esempi, che vanno dall’assurdo al detestabile. In questa categoria l’accusa ad Helen Keller di aver mentito per tutta la vita:
Famously, there was a period when some young people on the app seriously questioned the life story of Helen Keller, who found success despite being deaf and blind (“Did she get any kind of money for lying her way through life??” one user asks).
Mentre fra gli esempi assurdi l’accusa verso i rappresentanti del partito Democratico di manipolare il clima per danneggiare le aree a maggiore densità di elettori del partito Repubblicano:
Just last year, when Hurricane Helene and Hurricane Milton hit North Carolina and Florida, claims the government was “geo-engineering” the weather gained traction on social media, as people suggested that Democrats were behind the ravaging of Republican-dense areas.
Gen Z tende a verificare le notizie leggendo i commenti, ma questi spesso diventano camere d’eco, dove le opinioni si rafforzano senza confronto. Anche clip audio false, come quella in cui Trump avrebbe proposto di rinominare Washington D.C., si diffondono rapidamente, con pochi che ne mettono in dubbio l’autenticità.
Gli esperti sottolineano che la mancanza di esperienze di vita e conoscenze pregresse rende i giovani più suscettibili alle fake news. Tuttavia, c’è speranza che con il tempo migliorino nel riconoscere la disinformazione. Il rischio, però, è che anche le generazioni più anziane adottino le stesse abitudini digitali, diventando altrettanto vulnerabili.
After all, as the internet becomes ever more ingrained in people’s lives and more platforms adopt silo-fueling algorithms, even older generations that had held onto their skepticism may embrace the media consumption habits of the youth — and become just as susceptible to AI-fueled conspiracy theories and misinformation.


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