A cura di @NedCuttle21(Ulm).
Su Rolling Stone, l’intervista a cura di Matteo Muzio all’ex deputata del Partito Democratico Irene Tinagli, autrice del libro La grande ignoranza.
Il vertice dello Stato non è una metafora. Dovrebbe essere anche una vetta da raggiungere in senso proprio. Le posizioni di potere, nell’impostazione sabauda prevalente nei primi anni del giovane stato italiano, dovevano essere meritate dopo una lunga gavetta nelle istituzioni. Magari, prima della politica ci poteva essere una carriera da magistrato o da medico. Se non si otteneva la laurea, si doveva dimostrare di valere qualcosa gestendo in modo proficuo le proprietà di famiglia. Questo fu il caso dei primi due presidenti del consiglio, Cavour e Ricasoli.
Adesso questa non è più una caratteristica richiesta. Anzi, la classe politica è drammaticamente peggiorata. E c’entra ben poco il concetto frusto che i politici rispecchino i cittadini. Non è così. E il fatto che le scarse risorse dei partiti vengano investite tutte in comunicazione di certo non aiuta. Su queste riflessioni Irene Tinagli, economista ed ex deputata del Partito Democratico, ha scritto un breve saggio, La grande ignoranza, edito da Rizzoli, attraverso il quale si cerca di smontare alcuni luoghi comuni. Il primo: gli eletti e la loro qualità.
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