Un lungo articolo di Gabriele Drago su Il Tascabile esplora il ruolo dell’automazione, cercando di definire come questi processi stiano influenzando il lavoro dell’uomo, mentre discute gli effetti del coaching aziendale nel mondo moderno.
Nonostante l’automazione stia diventando sempre più comune, il lavoro umano rimane ancora essenziale in molti settori. In particolare, secondo Drago, il nostro lavoro si sta spostando verso dimensioni emotive, affettive, etiche e relazionali che rendono ancora più umana l’attività lavorativa, complicando le dinamiche che regolano i rapporti tra le persone.
Non essendo più la forza o la competenza a organizzare e a svolgere il lavoro, il lavoratore è spinto a superare non solo le problematiche relative agli aspetti tecnici della sua attività, che potrebbe risolvere affidandosi alle competenze della sua professionalità, ma anche quelle del suo carattere, per integrarli nella catena produttiva delle relazioni, che tra i pochi attori impiegati diventano veri e propri mezzi di produzione.
Il lavoratore non sarà più controllato nello svolgimento dei suoi doveri, costretto tra le mura di un ufficio, in base a orari rigidi. Secondo Drago:
A governare gli aspetti relazionali e le dinamiche emotive che stanno alla base dei nuovi assetti aziendali non è la disciplina dei corpi applicati alle macchine o ai movimenti tecnici del soggetto messo a lavoro quanto piuttosto una operazione più profonda che considera tratti dalla persona legati per esempio all’etica o allo sviluppo del sé, che senza violenze e costrizioni facciano accettare le pressioni del lavoro al lavoratore.
Questo cambiamento secondo l’autore richiede una sorta di formazione della persona, in un sistema che dovrebbe tenere più in considerazione l’uomo che il professionista.
Il saper essere conta più del saper fare…
Secondo l’autore, il coaching aziendale è diventato sempre più popolare negli ultimi anni, poiché aiuta i dipendenti a sviluppare le loro abilità e competenze, migliorando così la loro produttività e soddisfazione lavorativa. L’autore sostiene che il coaching aziendale può anche aiutare a standardizzare il comportamento dei dipendenti, rendendo più facile per le aziende gestire i loro processi e garantire la qualità del lavoro. È il lavoratore stesso che volentieri si rivolge al coaching, per esprimere le sue potenzialità, sia fisiche sia spirituali.
I programmi di aiuto del coaching diventano riferimenti imprescindibili per ogni azienda che fa dell’attenzione alle persone il proprio centro valoriale.
Questi percorsi di coaching devono portare il lavoratore a funzionare all’interno del disegno produttivo.
In questo nuovo clima utilitaristico”, sostiene lo psicanalista Christopher Bollas, “notiamo l’emergere di un lieve nichilismo in cui il soggetto umano e i processi complessi del suo pensiero vengono implicitamente considerati un impedimento all’implementazione efficace di programmi che dipendono ancora dalle persone.”
Questa operazione di normalizzazione del comportamento è una sorta di appiattimento dell’individualità:
Con il coaching e con le varie metodologie di intervento associate, la tecnica si sposta dalle macchine alle anime, in un’ottica gestionale della psiche capace di amministrare anche gli aspetti più profondi dell’individuo. Attraverso strategie comportamentali misurate, il lavoratore assume nella sua vita il tempo, il senso, lo scopo della produzione.
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Così l’alienazione non si consuma più nel gesto ripetuto, ma nell’intero comportamento, che deve adeguarsi a una forma più funzionale generata dal management. Ecco perciò che se il sogno di una piena automazione tarda ad avverarsi, quello di standardizzare i comportamenti corre veloce. Ed è sorprendente come oggi i desideri dell’uno siano anche i desideri dell’altro.
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