un sito di notizie, fatto dai commentatori

Il mito della moda etica vacilla sotto i colpi del caporalato

0 commenti

Scandali moda made in Italy. L’ultimo coinvolto, in ordine di tempo, è stato il marchio Dior.

Poche settimane prima, Alviero Martini e Armani. L’inchiesta della procura di Milano su episodi di caporalato, sfruttamento del lavoro e abusi in opifici sparsi per la Lombardia ha colpito nomi importanti (e secondo Reuters ci sarebbero un’altra dozzina di brand coinvolti). Quello che nell’ultimo caso, quello di Dior, ha colpito maggiormente, oltre alla reiterazione dello stesso schema di commissioni e subappalti mal controllati, sono stati i prezzi. Come riporta il quotidiano italiano Corriere della Sera:

Il prezzo del modello di borsa in pelle di Dior contrassegnato ad esempio del codice PO312YKY? Alle clienti costa 2.600 euro in negozio, ma Dior prima spende soltanto 53 euro per comprarlo dall’opificio.

Ethicarei ha collaborato con brand della moda made in Italy come Zanellato, Emporio Armani, Aspesi e il francese Chloè. Il loro motto è “Made in Italy, made in Dignity”.

Una parola, dignità, che ritorna anche nel report dedicato alla filiera moda stilato da Campagna Abiti Puliti, dal titolo “Il salario dignitoso è un diritto universale. Una proposta per l’Italia, a partire dal settore moda”.

Il report, presentato la prima volta nel 2022 e aggiornato annualmente, indaga il fenomeno complesso della povertà lavorativa in Italia, che comprende anche contratti di lavoro instabili e insicuri, oltre al calcolo di un salario dignitoso, che nel 2024 equivale, secondo i calcoli di Campagna Abiti Puliti, a 11,50 euro netti all’ora o 2mila euro netti mensili che, ipotizzando una settimana lavorativa standard di quaranta ore settimanali.


Commenta qui sotto e segui le linee guida del sito.