Forse vi ricordate della vicenda di Seid Visin, giovane ragazzo africano adottato da una coppia italiana suicidatosi qualche settimana fa. Subito dopo la sua morte era uscita una vecchia lettera in cui denunciava le discriminazioni, e tanti avevano collegato il gesto al razzismo. La famiglia in un primo momento aveva smentito queste ricostruzioni ma oggi rivede la vicenda sotto una nuova luce, il padre ne parla con Giusi Fasano del Corriere della Sera.
Adesso, a più di un mese di distanza e dopo aver indagato, riflettuto, letto il suo tablet, ripercorso questo o quell’episodio, Walter dice che il razzismo era parte del problema, un peso importante sulla bilancia della vita di Seid.
«In quei giorni eravamo scioccati, confusi. Mia moglie lo ha trovato in quelle condizioni… una cosa devastante. Abbiamo alzato dei muri per difenderci dal dolore e per respingere un assalto mediatico che non ci aspettavamo. Non era tempo per ragionare su quello che ci era caduto addosso. Ora invece lo sappiamo: sì, il razzismo ha contato nella vita e nella morte di nostro figlio. Seid era un ragazzo che aveva dei cassetti segreti chiusi nella sua mente, c’erano dentro dispiaceri e abusi subiti in Etiopia da piccolo, contenevano tutte le sue fragilità. Questo ha certamente contato nella sua decisione di togliersi la vita. Ma in quella decisione c’è anche il razzismo che ha vissuto come ragazzo nero qui in Italia».
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