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Il politicamente corretto e dintorni

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Il “politicamente corretto”, la tendenza ideologica con cui si cerca di assumere un atteggiamento rispettoso e adottare un linguaggio inclusivo nei confronti delle categorie discriminate, fa ancora discutere. Ne parla, con un aproccio molto critico, un articolo del Il Foglio.

La tesi dell’articolo, dal titolo “Negli Stati Uniti le università vivono la Seconda èra del pol. corr.”, è che il politicamente corretto sembrava essere passato di moda negli anni novanta, ma in seguito si è potuta osservare una sua rinascita al punto da essere attualmente più influente che mai.

In un sondaggio, solo il 16,7 per cento degli accademici ha detto di essere d’accordo con l’affermazione che “è sicuro avere delle opinioni impopolari sul campus”.

Un altro articolo, sempre de Il Foglio dal titolo La grande isteria, riferisce di comici che hanno smesso di esibirsi nei campus, dell’esistenza all’Università di Wake Forest in North Carolina di moduli per denunciare le discriminazioni, delle dimissioni del direttore della rivista Duke University dopo aver ospitato un articolo umoristico sugli inservienti di mensa (per lo più neri) e altri casi simili.

A Berkeley, dove è nato il Free Speech Movement nel 1964, funzionari del campus hanno chiesto a docenti e studenti di eliminare “espressioni e parole potenzialmente offensive” dal loro vocabolario.

Esprime la sua opinione su questo tema anche il divulgatore di argomenti filosofici Riccardo dal Ferro, noto con lo pseudonimo Rick DuFer e attivo anche su Liberi e Oltre, che tratta l’argomento in un  video  nel quale esprime la convizione che le idee che prendono piede negli Stati Uniti dopo un certo periodo di tempo si diffondano anche da noi.

Siamo una civiltà che si nasconde dalla propria storia e dai suoi demoni: parliamone.

La questione ha avuto una grande eco alcuni anni fa col caso di Tim Hunt.  L’episodio, che coinvolse lo scienziato britannico premio Nobel per la medicina nel 2001 che nel 2015 dovette dare le dimissioni dall’University College di Londra per via di un commento sessista, viene raccontato su La Stampa .

«Lasciate che vi parli delle mie difficoltà con le ragazze, dice il professore alla platea. Accadono tre cose quando ci sono le donne in laboratorio. Ti innamori di loro, si innamorano di te e quando le critichi, piangono». Per poi concludere: «Sarebbe meglio lavorare in laboratori distinti».

A cura di @Gattone e @Kenmare.


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