Pippo Civati sta lavorando per promuovere la candidatura di Romano Prodi a presidente della Repubblica. Sul suo blog una critica all’annuncio di Renzi che ieri ha svelato la strategia del PD: per i primi tre scrutini i parlamentari democratici allineati con il segretario voteranno scheda bianca.
L’elezione con la sola maggioranza assoluta è chiaramente vista dalla Costituzione come un’eccezione, giusto per evitare un lungo stallo e l’eventualità che una maggioranza ampia possa arrivare alla fine solo su una figura incolore (che non abbia veti piuttosto di avere voti).
Per questo la proposta del segretario del Pd di votare scheda bianca nelle prime tre votazioni lascia molto perplessi (me come – sento – molti miei colleghi di partito): significa, infatti, evitare di applicare la regola, puntando subito sull’eccezione. In passato la rinuncia al tentativo di eleggere il Presidente al primo scrutinio è stata rara e solitamente legata a momenti di grande difficoltà politica e debolezza dei partiti. Quella che comunque in questo Parlamento, visti i numeri dei gruppi del Pd e l’obiettivo 2018, non dovrebbe temersi. Viceversa, in molti casi misurare un candidato sin dalle prime votazioni è stato utile, contribuendo a configurare il profilo dell’eletto in modo più trasparente di altri. E talvolta ha portato i voti di un candidato a crescere fino all’elezione. Comunque è certamente più fedele all’indicazione della Costituzione.
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