Un articolo di Rapologia descrive la storia del fenomeno rap a Torino, capoluogo del Piemonte e Mecca dell’ hip hop italiano negli anni Novanta.
Si parte dagli anni ’90, quando dj, breakdancer e rapper si confondino in una serie di pionieri, fra cui Next One, al secolo Maurizio Cannavò:
Maurizio Cannavò – questo è il nome all’anagrafe di Next One – è una delle figure che qui da noi maggiormente incarna lo spirito hip hop. Nel corso della sua carriera ha infatti prodotto beat, fatto il dj e soprattutto portato in alto il nome della breakdance italiana. Memorabili sono la vittoria al Break-Dance World Championships nel 1985 e l’entrata a far parte della Universal Zulu Nation del maestro Afrika Bambaataa che, ammaliato dalle sue skills, decise di portarlo con sé durante uno dei suoi primi tour in Italia.
Più recentemente, la maggiore influenza l’hanno avuto Rayden e i fratelli Raige e Ensi, esplosi all’inizio del secolo con album diventati di culto.
Questi tre MC – Rayden aka Faccia D’Angelo è stato anche un ottimo producer – nel corso delle loro carriere sono stati in grado di realizzare del rap straordinario. Barre scritte con attenzione meticolosa, argomenti real capaci di far immedesimare ragazzi della loro generazione e non solo, punchline sempre andate a segno: sono solo alcuni dei punti di forza di questo trio che in molti speravano potessero offrire di più alla scena.
Più recentemente, sono emersi alcuni artisti capaci di ottenere successo mainstream: Fred de Palma, che dal rap è passato ormai al reggaeton; Shade, che ha firmato successi da discoteca e persino doppiato una puntata di South Park; e infine Willie Peyote, arrivato anche al Festival di Sanremo 2021.
Dal primo album Non è il mio genere, il genere umano al palco dell’Ariston, di strada e di musica valida (in studio e dal vivo) ne ha fatta: non vediamo l’ora di scoprire quale sarà la sua prossima mossa.
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