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Il sottovalutato caso dell’hacking team

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Su suggerimento e a cura di di @cocomeraio.

 

A parte pochi addetti ai lavori non sembra che quanto emerso dalla massiccia intrusione informatica subita dall’hacking team abbia colpito i media che al massimo fanno della facile ironia sugli hacker hackerati o sul fatto che si usava passw0rd come password.
Indubbiamente la cosa fa ridere ma dietro c’è molto di più, oltre alle falle da chiudere subito come quella su flash è necessario riaprire il dibattito sui malware di Stato. Non esiste un malware che possa essere usato solo dai “buoni” ed infatti l’azienda lombarda malgrado patetiche smentite vendeva i propri prodotti anche ai regimi più repressivi.
Mazzetta su Giornalettismo riporta che l’azienda era già stata accusata di aver permesso con i suoi strumenti la persecuzione e l’incarceramento di giornalisti in Marocco, Sudan ed Etiopia, di aver fornito al Marocco il software usato per spiare l’ONU e ad altri paesi quelli per spiare e reprimere cittadini ed oppositori.

 

Segnaliamo inoltre questi due articoli su La Stampa: di Massimo Russo che intervista il manager di HackingTeam e di Stefano Rizzato, sui pagamenti dello Stato italiano.

 

Immagine “Backlit keyboard” di © User:Colin / Wikimedia Commons. Con licenza CC BY-SA 4.0 tramite Wikimedia Commons


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