Un articolo su Foreign Policy approfondisce gli effetti delle nuove politiche sull’immigrazione adottate dal governo di Abe, per fronteggiare il declino demografico e la scarsità di forza lavoro. Nonostante il numero di immigrati sia stabilmente aumentato di anno in anno, l’opinione pubblica è rimasta largamente favorevole all’immigrazione e non vi sono stati i rigetti e malumori che hanno fortificato i movimenti populisti, come visto in Europa e Usa.
Il motivo? Il modello giapponese favorisce una immigrazione à la carte, grazie alla quale solo gli stranieri con le competenze che possono essere assorbite dal mercato del lavoro hanno accesso a trattamenti preferenziali per il visto e in seguito alla residenza permanente (NDR recentemente è stato introdotto un nuovo tipo di visto a punti, per i lavoratori altamente qualificati).
Il Giappone rimane invece impenetrabile all’immigrazione dei richiedenti asilo: nel 2018 sono stati accettate solo 47 richieste a fronte delle circa 10000 ricevute.
Secondo Seiji Oguma, professore di sociologia e storia presso l’Università Keio, “l’obiettivo delle nuove regole non è cambiare la società giapponese, ma sostenere la società giapponese”.
Immagine da Wikimedia Commons
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