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Il successo evolutivo è la condanna dell’Homo sapiens?

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Indiscreto ospita un lungo articolo nel quale Charles C. Mann, scrittore e giornalista per tre volte finalista al National Magazine Award, ripercorre il cammino evolutivo dell’Homo sapiens e si interroga sul suo destino e sul futuro del pianeta.

Quali sono le principali svolte storiche che hanno portato l’umanità a incidere così profondamente sull’intero ambiente terrestre? Charles Mann indaga su cosa abbia determinato, circa 70.000 anni fa, quel passaggio da un Homo sapiens, pressoché ininfluente su un piano ecologico, a uno aggressivamente espansivo. La domanda che si pone è importante: l’umanità, in quanto specie, è destinata al consumo delle risorse e l’autodistruzione, o potrà frenare la sua corsa verso l’annichilimento?

Il concetto di specie se applicato all’Homo sapiens è sfuggente, ma determinante per comprendere le caratteristiche della nostra era geologica, l’Antropocene, nella quale la specie umana agisce in profondità su tutti gli ecosistemi del pianeta.

Da questo punto di vista, riprendendo il ragionamento che Timothy Morton svolge in Ecologia oscura, “quello di Antropocene è il primo concetto pienamente anti-antropocentrico”, poiché sradica l’umanità dal suo spazio apparentemente privilegiato e la pone al livello degli altri esseri, rendendola, come specie, una forza geofisica che produce effetti su scale differenti rispetto alle azioni e alle decisioni dei singoli individui.

Mann analizza lo stato della specie e si domanda se il successo sia una condanna per l’Homo sapiens.

La fondamentale questione che Mann si pone, attraverso un confronto con il pensiero di Lynn Margulis, tuttavia, è un’altra e di tipo squisitamente morale: l’umanità, in quanto specie, è destinata a seguire un destino biologicamente inevitabile di insaziabile consumo delle risorse e autodistruzione, oppure sarà in grado di esercitare una volontà collettiva che tramite una immane decisione potrà frenare la sua corsa verso l’annichilimento?

Nonostante tutte le conoscenze e i successi del passato, l’Homo sapiens pare non riuscire a evitare una fine che riesce perfettamente a immaginare.

Scienziati, attivisti e politici hanno proposto molte soluzioni, ognuna delle quali è centrata su una diversa prospettiva ideologica e morale. Alcuni sostengono che dobbiamo soffocare drasticamente la civiltà industriale (stop da oggi all’agricoltura ad alta intensità energetica e basata sui prodotti chimici! Eliminare i combustibili fossili per fermare il cambiamento climatico!). Altri sostengono che solo un intenso utilizzo delle conoscenze scientifiche può salvarci (piantare da subito colture geneticamente modificate e superproduttive! Passare all’energia nucleare per fermare il cambiamento climatico!). Non importa quale strada venga scelta, nondimeno, richiederà trasformazioni radicali e su larga scala nell’impresa umana: un compito arduo e orribilmente costoso.

A cura di @Francis holding on tight e @Kenmare


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