Oggi il maiale rappresenta un terzo del consumo complessivo di carne del pianeta, ne vengono macellati circa un miliardo l’anno, ma per due miliardi di persone è proibito. Eppure non è sempre stato così: un articolo di Archaeology Magazine ricostruisce la sua storia.
Nel Medio Oriente del Neolitico, i cinghiali erano attirati dai resti degli insediamenti umani permanenti che si stavano costituendo: cominciò così un processo di domesticazione che avrebbe portato alla nascita dei maiali i quali, a giudicare dai resti archeologici, divennero presto un consumo molto diffuso in tutta la regione. Quando sorsero le prime città, a partire dal 3500 a.C., fra esse e i maiali si stabilì una relazione mutualmente proficua: i rifiuti urbani nutrivano un’abbondante popolazione suina, che contribuiva a tenere pulita la città. I Sumeri mangiavano molto maiale, anche se il suo allevamento era condotto su piccola scala, e quindi sfuggiva facilmente all’imposizione fiscale: è per questo che, nei documenti ufficiali, non troviamo molte menzioni di questi animali. Probabilmente si trattava di un alimento poco prestigioso, e nel corso dell’Età del Bronzo, forse anche per motivi ambientali e di crescente concorrenza di altri animali, il suo allevamento diminuì.
L’Età del Ferro (1100 a.C.), tuttavia, portò a una ripresa. Resti di maiale sono presenti in molti insediamenti di quest’epoca, compresi alcuni inequivocabilmente occupati da Ebrei, e nella stessa Gerusalemme. La proibizione biblica del consumo di maiale venne codificata solo in un secondo momento, e probabilmente nacque come elemento puramente identitario, per riconnettere gli Ebrei alle loro origini pastorali (i maiali sono animali più tipici degli insediamenti stanziali), vietando tutti gli altri cibi a cui si erano abituati nel corso dei secoli. Il tabù del maiale diventò poi più rigido per opposizione ai Seleucidi e ai Romani, che al contrario l’amavano molto. Si trattava comunque di restrizioni limitate agli Ebrei, e presto rigettate dai Cristiani: l’Islam, però, conservò questo elemento dei tabù alimentari ebraici, probabilmente perché in Arabia comunque il maiale non era molto presente. La conquista araba cambiò quindi la storia del maiale nella regione.
Although pork consumption declined with the rise of Islam, it never stopped completely. Despite climate change, shifting food fashions, and outright religious bans, people in the Middle East have been raising pigs for at least 10,000 years. In today’s Israel, Palestinian Christians continue to enjoy pork barbecues. There is even a Jewish kibbutz where pigs are raised for medical research, and the surplus meat is sold. The animal that Price calls “intelligent, curious, and social” seems destined to remain an inextricable part of the region’s foodways.


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