A cura di @when the angels come to stay.
Francesco Giacomantonio riflette sulla famosa opera di Oswald Spengler in un articolo per Scenari.
Cento anni fa, nel 1918, in un contesto storico devastato da quell’evento epocale che fu la Prima Guerra Mondiale, uscì in Germania il primo volume di un’opera di dimensioni enormi(il secondo volume uscì nel 1922), Il tramonto dell’Occidente, redatto da uno studioso, Oswald Spengler, lontano da affiliazioni accademiche di sorta. In Italia, l’opera venne tradotta solo verso la fine degli anni Cinquanta(per la precisione nel 1957), anche se da allora vi sono poi state diverse riedizioni(in questa sede, per questo contributo, la lettura utilizzata è l’edizione Longanesi del 1981, che riunisce i due tomi in un unico libro curato da Furio Jesi). Si trattava di uno studio vastissimo che comparava le civiltà nel corso dell’intera storia mondiale, considerandone le caratteristiche culturali legate a contesti religiosi, filosofici, scientifici, giuridici, istituzionali, economici, mitologici, archeologici, artistici, architettonici, letterari, musicali.
Immagine da Ian Britton – Flickr.
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