Alessia Colaianni per Il Tascabile si occupa di inbreeding, l’accoppiamento tra consanguinei.
L’inbreeding è un’arma evolutiva a doppio taglio, perché provoca una perdita di diversità genetica, aumentando il rischio di espressione di alleli recessivi dannosi, noti per causare problemi di salute.
Per inbreeding si intende l’accoppiamento di individui consanguinei. Se questo fenomeno è percepito generalmente come negativo, al netto delle questioni culturali e morali, è perché causa la perdita di diversità genetica.
Le conseguenze dell’inbreeding includono una riduzione della fertilità, un aumento della mortalità e una minore capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali. L’articolo sottolinea come l’inbreeding, sebbene vantaggioso in determinati contesti, comporti rischi significativi, specialmente quando la genetica viene piegata ai bisogni umani.
La consanguineità tra genitori può portare a mantenere degli alleli recessivi deleteri, generando una serie di problemi legati soprattutto alla sopravvivenza e alla riproduzione, noti come “depressione da inbreeding”, che possono causare un aumento della mortalità, una riduzione della fertilità e una diminuzione delle nascite. Inoltre, la depressione da inbreeding può compromettere capacità come l’adattamento ai cambiamenti ambientali e la resistenza alle malattie.
In natura, esistono meccanismi per evitare l’inbreeding, ma può comunque verificarsi, come nelle renne delle Svalbard o negli stambecchi delle Alpi.
L’uomo ha invece sfruttato l’inbreeding per selezionare razze di animali domestici e da allevamento, con vantaggi economici o estetici, spesso trascurandone le conseguenze genetiche.
Quando pensiamo all’accoppiamento tra consanguinei non possiamo non provare una sensazione di disagio che spesso travalica nel disgusto. L’incesto ci ripugna ormai quasi istintivamente e la storia ce ne ha insegnato gli effetti drammatici: la discendenza della regina Vittoria d’Inghilterra fu colpita duramente da malattie ereditarie come l’emofilia, e pagarono un prezzo altrettanto alto le dinastie reali dell’Antico Egitto e gli Asburgo. Eppure, non ci curiamo troppo dell’inbreeding quando si tratta di piegare la biologia ai nostri scopi, come per la selezione delle razze di animali domestici.
Gli effetti a lungo termine dell’inbreeding includono l’accumulo di mutazioni dannose che può aumentare il rischio di estinzione per le specie con limitata variabilità genetica. Tuttavia, in alcuni casi, la selezione naturale può eliminare progressivamente le mutazioni più gravi, favorendo una maggiore resistenza. Negli allevamenti moderni si cerca di bilanciare inbreeding e diversità genetica per ridurre gli impatti negativi, mentre i progetti di conservazione della fauna devono considerare attentamente la variabilità genetica per mantenere la resilienza delle specie.
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