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Could we be infected by Alzheimer Disease? [EN]

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Su suggerimento e a cura di @Ste.

Tutti siamo, più o meno, familiari con il concetto di patologie neurodegenerative. Tra familiari, amici e colleghi, molti di noi hanno sperimentato l’essere a stretto contatto con pazienti che soffrono di queste patologie estremamente debilitanti (o ne hanno sentito parlare).
Due delle più famose, per motivi diversi, sono il morbo di Creutzfeldt–Jakob (CJD, più comunemente conosciuto come morbo della mucca pazza) e il morbo di Alzheimer (AD). Per quanto il risultato di entrambe le patologie sia lo stesso, ovvero una degenerazione del sistema nervoso, la prima è una patologia trasmissibile (entro certi limiti) mentre AD no. O questo era quello che si pensava.
Ma andiamo un passo alla volta.

Il CJD (link Wikipedia italiano) è un’encefalopatia spongiforme (il tessuto nervoso, degenerando, acquisisce un aspetto spugnoso) fatale in tutti i casi ad oggi noti, in alcuni di essi in poche settimane dopo i primi sintomi, ed è dovuto ai prioni. Esistono diverse forme di questa patologia:
– la forma sporadica, quella più comune (85% dei casi), ossia quando non è dovuta alla trasmissione di mutazioni (almeno apparentemente);
– la forma familiare, circa il 15% di tutti i casi
– la forma iatrogena, contratta quando si viene a contatto con materiale umano contaminato (il caso più famoso è quello dovuto alla somministrazione di ormone della crescita ottenuto dall’ipofisi di cadaveri di persone che erano affette da CJD, di cui riparleremo più avanti)
– la forma variante, che si pensa sia dovuta al consumo di carne proveniente da bovini affetti dal corrispettivo bovino di questa stessa patologia (link dal sito della World Health Organization)

Ma cosa sono i prioni? I prioni non sono né un tipo di batterio, né un tipo di virus, né un parassita. Si tratta della forma malevola di una proteina, chiamata Prp o Major prion protein, il cui gene è PRNP e che è espressa normalmente in diversi organismi, tra cui l’uomo (da Wikipedia in inglese).
Per quanto non si conosca ancora la funzione biologica di Prp, studi su topi che mancano completamente di questo gene hanno mostrato che, per quanto non vitale, la sua assenza causa dei deficit (il più studiato dei quali è il deficit di memoria, ma ci sono studi che hanno mostrato un ruolo di Prp nelle cellule staminali). I problemi nascono quando Prp smette di esser “buona”, diventa un prione (PrpSC) e forma dei grossi aggregati dentro le cellule, detti “amyloid fold” perchè hanno caratteristiche comuni a quelli formati dalla β-amiloide.

Il protein folding
Tutte le proteine quando “nascono” sono un filo di aminoacidi. Poi, in un processo chiamato protein folding, o ripiegamento proteico, che avviene grazie a delle proteine-meccanici chiamate chaperone, le proteine acquistano la loro forma 3D, importante per qualsiasi funzione. Come tutti i processi cellulari, non sempre il folding funziona bene, e si ha quello che si chiama protein misfolding. Ovviamente la cellula ha vari modi per pulire le proteine quando sono in queste condizioni, ma non sempre funzionano perfettamente, specialmente con l’invecchiamento dell’organismo e, naturalmente, delle cellule. Le proteine “misfolded” formano aggregati che, a volte, sono causa di patologie (tra cui CJD e AD), immagini 1 e 2.

Adesso le cose di fanno un po’ più complicate
Il motivo per cui i prioni (una definizione di prione da Wikipedia in inglese) sono chiamati “proteine infettive” è che riescono a trasformare proteine Prp normali in prioni (motivo per cui è possibile contrarre CJD venendo a contatto con materiale contenente prioni (immagine) e una volta che gli aggregati iniziano a formarsi, essi si propagano (immagine).

Ma cosa c’entrano i prioni con l’Alzheimer (AD)? Intanto, come per CJD, anche AD presenta l’aggregazione di proteine che hanno un effetto deleterio sul sistema nervoso (le due proteine, in questo caso, sono β-amiloide e tau). Come per i prioni, anche gli aggregati di β-amiloide hanno la capacità di trasformare in “cattive” proteine che non lo erano ed è possibile creare delle placche di β-amiloide iniettando quella “cattiva” nel cervello di cavie prive delle placche.
Quello che rendeva AD diversa da CJD è che la prima non era trasmissibile. Esatto, era.

Un articolo pubblicato giorni fa su Nature e ripreso da Scientific American e, in italiano, dal sito di Le Scienze, mette in discussione la non trasmissibilità dell’Alzheimer.
Analizzando il cervello di pazienti morti per CJD iatrogena, il lavoro congiunto di diversi ricercatori e medici della Prion Unit del MRC ha mostrato che 8 pazienti (deceduti in età tra i 36 e 51 anni) presentano aggregati di β-amiloide, tipica di pazienti con AD, pur non avendo le mutazioni che causano AD precoce (ossia pur non facendo parte di quei pazienti che sviluppano AD in giovane età a causa di geni mutati).
Tutti e 8 i pazienti avevano assunto ormone della crescita ricavato dall’ipofisi di cadaveri. Analizzando l’ipofisi di pazienti affetti ad AD, in una parte di queste sono statiaggregati di β-amiloide. Questo apre all’ipotesi che AD, come CJD, possa essere trasmissibile tra persone, almeno in alcune situazioni, e che la β-amiloide si comporti esattamente come i prioni anche per per quello che riguarda l’infettività.

Immagine da Wikimedia Commons.


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