A cura di @NedCuttle21 (Ulm).
In un articolo pubblicato su Il Tascabile, Roberta Fulci ripercorre la storia di Jane Goodall, l’etologa inglese famosa soprattutto per le sue ricerche sulle abitudini degli scimpanzé del Gombe.
[…] Quando si mise a studiare gli scimpanzé del Gombe, Jane non era un’etologa. Non era nemmeno laureata. Alla sua mancanza di formazione accademica (e degli schemi mentali preconfezionati che a volte comporta) deve molti dei suoi successi iniziali, ma quella stessa ingenuità le costò anche durissime contestazioni da parte della comunità scientifica di allora. I suoi metodi erano inconcepibili. Tanto per cominciare, aveva dato dei nomi agli scimpanzé che osservava: David Greybeard, Flo, Fifi, McGregor, Goliath. Questo era considerato gravemente antiscientifico, perché significava umanizzare gli esemplari oggetto di studio.
Immagine: Festival della Scienza
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