Su suggerimento di @men tanal urka.
Un articolo di Balkan Insight tradotto dall’Osservatorio Balcani e Caucaso critica un pezzo apparso lo scorso agosto sull’importante quotidiano croato Večernji list per aver minimizzato le condizioni del campo di concetramento di Jasenovac.
Secondo il Museo del Memoriale dell’Olocausto degli Stati Uniti, le autorità croate hanno ucciso tra i 320.000 e i 340.000 serbi residenti in Croazia e Bosnia durante il regime degli ustascia e più di 30.000 ebrei croati, questi ultimi uccisi in Croazia o ad Auschwitz-Birkenau.
Per portare a termine il genocidio gli ustascia crearono una rete di campi di concentramento locali, infami per brutalità e paragonabili alla barbarie dei campi di sterminio e di concentramento tedeschi.
Il più tristemente noto era formato da cinque campi, insieme denominati Jasenovac, vicino a Zagabria, nonché spesso chiamati “Auschwitz dei Balcani”.
Di nuovo, secondo il Museo del Memoriale dell’Olocausto degli Stati Uniti, in questi campi gli ustascia hanno brutalmente ucciso tra le 77.000 e le 104.000 persone, serbi, ebrei, rom e croati oppositori del regime. Il complesso del Memoriale di Jasenovac ha identificato 83.145 serbi, ebrei, rom e antifascisti uccisi in quei campi.
Per anni, elementi estremisti in Croazia hanno cercato di assolvere gli ustascia e minimizzare le atrocità perpetrate a Jasenovac.
Immagine da Wikimedia
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