A cura di @cocomeraio.
Rivista undici ripercorre la storia di Joao Pinto giovane hacker portoghese, creatore Football leaks, sito internet dove venivano pubblicati documenti riservati sui movimenti finanziari intorno al mondo del calcio.
Qualche mese dopo Pinto passò l’enorme mole di dati a Der Spiegel che la condivise con il network dell’European Investigative Collaboration. Le informazioni si rivelarono fondate e furono la base oltre che di numerosi articoli giornalistici di inchieste della magistratura in Spagna, Francia, Svizzera e Belgio.
Nel gennaio scorso Pinto è stato arrestato a Budapest su mandato di arresto europeo emesso dal Portogallo e un tribunale ungherese ha accolto la richiesta di estradizione dichiarando irrilevante la richiesta di protezione testimoni della Corte Europea.
Luca Pisapia sul Manifesto ipotizza che l’imprevisto zelo con cui si è mossa la procura di Lisbona, per una vicenda iniziata nel 2015, nasca dagli interessi colpiti dalle ultime rilevazioni in particolare lo studio legale PLMJ.
Da parte sua Spiegel (articolo in tedesco) difende la propria fonte, evidenziandone l’importanza per l’interesse pubblico, sottolineando come l’arresto rischi di far saltare gli accordi tra Pinto e le Parquet National financier , una istituzione giudiziaria francese nata con lo scopo di perseguire i grandi crimini economici finanziari. Anche il giornale tedesco pone qualche interrogativo sui conflitti di interesse degli inquirenti portoghesi, e segnala che mentre Pinto rischi di finire in una galera, non potendo godere della tutela delle leggi europee sui whistleblower, i titolari della società Doyen Sport Limited, (le cui pratiche al limite sono state rivelate da football leaks) possano vivere indisturbati grazie alla protezione degli oligarchi kazaki. In più c’è il rischio che il tribunale portoghese possa rendere indisponibile agli investigatori degli altri paesi europei una parte dei materiali sequestrati a Joao Pinto.
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