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La corsa all’intelligenza artificiale

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Ci siamo lasciati nel 2022 parlando di ChatGPT, il chatbot sviluppato da OpenAI – noto centro di ricerca sull’AI (intelligenza artificiale). Chatbot poi aperto al pubblico e che ha generato, oltre a una grande quantità di articoli (qui il nostro sul sito che spiega cosa può fare e cosa no), un’infinità di esperimenti, interviste e interazioni col bot, non sempre pregnanti e memorabili. Ma soprattutto ChatGPT è stata la miccia che ha fatto esplodere l’hype sull’intelligenza artificiale, che si era andata accumulando negli ultimi tempi come polvere da sparo in una casamatta incustodita, mentre l’attenzione era ancora puntata su altri settori (criptovalute e blockchain, per dire).

Ora invece, tra stampa e reazioni sui social media, sembra quasi che siamo a un passo dal raggiungere il santo Graal dell’AGI (Artificial General Intelligence), cioè un’intelligenza artificiale “generale” o “forte”, che possa “emulare l’intelligenza umana” o “raggiungere appieno le capacità cognitive umane” (detto in sintesi ma riprendendo definizioni di vari studi), in contrapposizione a quella che abbiamo adesso, una AI “stretta” o “debole”, che risolve compiti specifici. In realtà, per molti studiosi del tema, non solo siamo ancora parecchio lontani da un simile traguardo, bensì il tema stesso sarebbe un’arma di distrazione di massa dai problemi della tecnologia attuale.

Ma al di là del dibattito all’interno della comunità AI, che verte anche sulle sue potenzialità effettive oggi e tra qualche anno (dibattito accesissimo e velenoso, se poi vi interessa magari ne riparliamo, per ora teniamo presente solo questa diversità di vedute) proviamo a mettere in fila alcune delle ultime notizie, in mezzo, appunto, all’hype.

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