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La crisi idrica non sta arrivando. È già qui

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A cura di @NedCuttle21(Ulm).

Un articolo a firma di Angelo Romano pubblicato su Valigia Blu fa il punto sugli effetti combinati di cambiamento climatico, sovrappopolamento e consumo eccessivo di acqua, sostenendo che nei prossimi anni, con l’inevitabile aumento della popolazione e del fabbisogno idrico, l’acqua potrebbe diventare motivo di conflittualità tra paesi e quindi di forte instabilità geopolitica mondiale.

Osservato dall’alto, il fiume Colorado sembra un serpente color smeraldo per il colore delle sue acque rosse che negli anni hanno eroso gli altipiani di Colorado, Utah e Arizona negli Stati Uniti. Ha impiegato milioni di anni, il fiume, per scavare il Grand Canyon e disegnare uno dei paesaggi più suggestivi al mondo, ce ne sono voluti meno di cento per renderlo un solco che taglia il deserto nel suo tragitto verso il Golfo di California. “Un mastodontico sistema di chiuse, dighe e grandi opere idroelettriche lo hanno ridotto a poco più di una conduttura idraulica” che sostiene 35 milioni di persone che popolano le numerose metropoli nate nel deserto del Southwest degli Stati Uniti dopo l’arrivo di pensionati provenienti da altre regioni e di immigrati ispanici impiegati nell’agricoltura e nei servizi, raccontava alcuni anni fa Luca Celada sul Manifesto. Il Colorado è il fiume più controllato al mondo: “una miriade di enti statali, amministrazioni locali, distretti agricoli e municipalità in una mezza dozzina di Stati hanno spremuto ogni goccia possibile delle sue acque”. E così quella che solo 50 anni fa era un’area piena di uccelli e fauna selvatica, e che sosteneva centinaia di piccole fattorie e attività di pesca, è diventata “una ciotola di polvere incrostata di sale”, probabilmente irrimediabilmente devastata, secondo il parere di alcuni geologi e idrologi.

Immagine da Wikimedia.


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