Letture.org riporta l’intervista a Fabio Paglieri a proposito del suo libro “La disinformazione felice. Cosa ci insegnano le bufale”. L’autore discute della nascita della disinformazione e delle sue radici antiche:
In un suo recente contributo (Routledge, 2019), Diego Marconi ricorda un esempio antico di tragica attualità, in questi tempi di COVID-19: descrivendo la pestilenza che afflisse Atene nel 430 a.C., Tucidide riporta la diffusa diceria secondo cui gli untori sarebbero stati gli odiati Spartani, colpevoli di avere avvelenato i pozzi del Pireo. In realtà il contagio veniva dall’Africa, e proprio per questo si era manifestato prima nella zona del porto, ovvero il Pireo: tuttavia la necessità di costruire un nemico e trovare spiegazioni confortanti ai mali del mondo producevano abbagli già all’epoca, e continuano a farlo tutt’oggi.
L’autore successivamente discute di bufale e come riconoscerle:
(…) ci si accorge che ci sono due principali “motori interni” della disinformazione, uno motivazionale e l’altro epistemico: il primo riguarda le nostre motivazioni, che ci rendono più gradevoli, e quindi appetibili, certe narrazioni piuttosto che altre; il secondo invece ha a che fare con le nostre capacità conoscitive e di ragionamento, che, come ci hanno insegnato decenni di psicologia sperimentale, sono afflitte da sistematiche distorsioni. Il tutto fortemente influenzato da filtri sociali, nel senso che l’informazione a cui siamo esposti, buona o scadente che sia, dipende in modo cruciale dalle persone con cui intratteniamo rapporti e scambiamo idee.
L’autore propone alcuni “antidoti” alle bufale: curare le nostri reti sociali, umiltà intellettuale, e onestà:
l’aspetto su cui porre maggior enfasi: bisogna imparare a convivere con l’errore. La quota di panzane che trangugiamo o addirittura infliggiamo ad altri è direttamente proporzionale alla nostra paura di ammettere uno sbaglio. Liberiamocene: sbagliare è un diritto, ma correggersi è un dovere!
Su segnalazione di @Kenmare.
Immagine da Pixabay.
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