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La Disney: però, tipo, progressista [EN]

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So, it’s that thing you like already.
But woke!

Lindsay Ellis, critica cinematografica e fenomeno dell’Internet, parla (per trenta minuti) dei recenti remakes con attori veri dei film animati del canone Disney; e di come siano stati spolverati del progressismo più alla moda per “aggiornarli all’epoca moderna”.

Ma soltanto di quello più alla moda: per dirlo sempre con Lindsay,

There is no corporate-approved way to make any metatextual examination of Disney’s history with race representation, or lack thereof, profitable.
So they don’t.

Se un po’ di femminismo lean-in a buon mercato si vende facilmente, nelle previsioni della Disney, altre scelte figlie del loro tempo sarebbero più complicate da contestualizzare. È quindi molto più semplice dimenticarle.

La casa del Topo è il più grande oligopolista dei media di sempre, continua la Ellis, ha un sacco di giocattoli da venderci e non può permettersi di mettere in dubbio lo status quo. E se nei film disegnati ad acquerello questo era un’ammirazione per una vaga “epoca tradizionale”, per quanto stereotipata e fiabesca, in quelli tridimensionali di oggi sembra essere… il capitalismo.

 


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